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dei perché senza fine

Io non reggo bene lo stress, e forse è per questo che escogito ogni volta un metodo per sopravviverne. E così giovedì pomeriggio, dopo aver recuperato con due ore di sonno le 24 ore passate in ufficio a tentare di lanciare un sito che non voleva lanciarsi, mi sono fatta portare a rho a cercare tutti quegli aggeggi che per due anni ho visto sui siti americani e desiderato ardentemente; ed eccomi qua, con 150€ in meno e molta attrezzatura per cupcakes in più. E ho deciso che non avendo ancora recuperato del tutto lo stress accumulato in queste settimane, visto che sento lacrime, mal di testa e depressione bussare dietro gli occhi, per adesso basta lavorare. C’è ancora domani, e dopodomani, e io ho praticamente finito. Adesso mangerò e passerò il primo pomeriggio a fare fiorellini di pasta di mandorle, sporcandomi le mani di mille colori. E stirerò, operazione che per quanto detestabile, porta una pace senza pari, e antichi ricordi dolce amari, che in giornate uggiose come questa fanno bene.

del rosso fuoco

Per la prima volta in sette mesi, dopo innumerevoli soldi buttati in presunti saloni di bellezza, dopo innumerevoli tentativi di diverse tinte a casa, ho i capelli del colore che volevo. E’ perfetto ed è come lo sognavo. Ora contiamo i giorni entro cui la singora Testanera smetterà di produrre questa tinta, visto che è la prassi per le cose di cui dico "lo comprerò sempre". I produttori di tinte per capelli non vogliono i miei soldi a quanto pare. Né Givenchy, che ha messo fuori produzione il profumo perfetto. Né Pianegonda, con la linea del mio braccialetto fuori produzione il giorno dopo averlo comprato. Né L’Oreal, con la sua linea ricci scomparsa nel nulla. Né la Sebastian, con la spuma perfetta. Vabeh, me lo godo finché dura.

degli inverni dell’umore

Non faccio foto, non posto, non esco. Attendo un meritato weekend di riposo a Firenze sperando vada meglio degli ultimi fine settimana e ci sia qualche momento per staccare da qualunque cosa e rilassarmi. Senza pensare a siti da finire, a lavoro e fuori da lavoro, contratti da firmare, partite iva da consolidare, pulizie e mobili da montare. Aspettando una routine che fatica ancora un po’ ad ingranare, con spazi e tempi ancora poco delineati. Va tutto più in fretta del solito e io sono intorpidita dall’inverno precoce, avvolta nei miei nuovi guanti di pelle mentre indugio nella scelta su quale sciarpa abbinare con quale giacca ogni mattina. Mi sento un po’ fuori da tutto, e questa non è una novità; mi sento parecchio incompresa da chi dovrebbe, e questa non è forse una novità ma un’amara presa di coscienza.