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degli imprevisti

Dovevamo fare il corso prematrimoniale, l’abbiamo fatto. Abbiamo preparato i documenti dal prete della nostra parrocchia di residenza, abbiamo fatto le pubblicazioni nella mia e nella sua parrocchia e al comune. Abbiamo richiesto e ottenuto il nulla osta alla curia per sposarci fuori parrocchia. Al momento di portare tutti i documenti a Trino – comune in cui ci sposeremmo – per ottenere il consenso a farci sposare da un altro prete con un altare da campo, il parroco – il fottuto parroco – decide di cambiare la versione data sei mesi fa (se trovate il prete che vi sposa, dò il mio consenso senza problemi) e decide di non dare più il consenso. Oggi. Oggi lunedì 26 settembre, per un matrimonio il 1 di ottobre.
Ora, la questione non è cercare una soluzione, perché quella c’è. Ci si va a sposare nella chiesa del prete che ci deve sposare, a qualche chilometro dal luogo. Le sue parole, le parole che un prete dovrebbe dire, sono state “figuratevi se non vi accolgo nella mia chiesa“. Quindi la soluzione c’è, e non ce n’è altre – perché il prete di trino, quello fottuto, è irremovibile e accampa scuse assurde ma non permette repliche. Domattina telefonerò in curia, più che altro per segnalare l’accaduto e rendergli noto che hanno a che fare con un figlio di puttana, altro che figlio di Dio. Perché questo sei, se cambi la tua versione a 5 giorni dal matrimonio, sapendo quanta organizzazione c’è dietro. Avesse detto di no sei mesi fa, avrei avuto il tempo di prendere una macchina, di organizzare gli spostamenti, l’allestimento floreale, le musiche. Invece non abbiamo niente di tutto questo e non abbiamo il tempo per farlo perché lui sei mesi fa ha detto che il consenso lo dava.
Quindi la soluzione c’è.
Ma io, lo so che è brutto da dire ma almeno qua lo posso dire, soluzione o non soluzione vorrei non sposarmi più. Perché sono più di 300 giorni che io organizzo questa manciata di ore nei minimi dettagli, sono mesi che immagino come sarà, e adesso so che non sarà più così. Non me ne sbatte un cazzo se verrà bene comunque, non verrà come l’avevo immaginata, pensata, sognata, come mi ci ero abituata.

degli aggiornamenti

-9 (non ci credo)

Location: prenotata.
Cupcakes: prenotati, messa in contatto vanessa con il catering.
Scarpe: comprate.
Abito futuro marito: nell’armadio, con scarpe.
Velo: in riarrangiamento.
Cuscino portafedi: c’è.
Fotografo: abbiamo il migliore sulla piazza
Fedi: ritirate, provate (a occhi chiusi perché non sappiamo cosa ci siamo scritti a vicenda), bellerrime.
Inviti: inviati e confermati i numeri finali.
B&B: prenotato.
Viaggio di nozze: prenotato!
Abito: finito!
Guanti e stola: pronti (e bellerrimi).
Bouquet: prenotato.
Piante/fiori: pronti.
Comune per pubblicazioni: fatto.
Centrotavola, segnaposto e tableau de mariage: tutto pronto e inscatolato. Manca solo la sabbia per le candele.
Bomboniere: pronte.
Musiche: finite.
Tavolo confetti: in arrivo i confetti, pronto tutto il resto.
Parrucchiera: provata, deciso, prenotata (e questo sabato, vado a farmi nera).
Guestbook: comprato ministampante, macchina e cavalletto li abbiamo, e ho un’incaricata che dovrebbe occuparsi dei goodies
Catering: menu definito, ho stampato, ho scritto aromizzate, ho corretto, ho ristampato, jd ha tagliato, stasera assembliamo.

Preti: abbiamo tutto.
Portariso: io volevo fare questi ma mi mancano la voglia, il tempo e i materiali.
Unghie: aspetto notizie su un posto dalle parti di Biella che fa la ricostruzione, vedremo.
Intimo: manca quello da sposa, ma quello per la prima notte e quelli per la luna di miele sono in arrivo

dei proverbi

« a lavà la testa all’asino ci rimetti acqua e sapone »

Quando l’altro giorno la collega ciociara mi ha detto questo proverbio, io mi sono battuta la mano sulla fronte e ho pensato: « cazzo, questo è il proverbio che avrei dovuto conoscere nel momento in cui ho fatto circa metà delle azioni della mia vita ».
Eppure adesso che lo conosco, il massimo che posso fare è riderci su quando penso l’ennesimo « non avrei dovuto farlo ». Perché imparare dai propri errori qui è un lusso che non ci concediamo, no no.

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E quindi ho appena mandato un’email al veleno a mia madre, così, a giusto 12 giorni dal matrimonio.
Perché un anno e mezzo fa, quando si parlò di matrimonio per la prima volta, e lei chiese perché non ci sposavamo, la risposta di jd è stata pronta ed inequivocabile: i soldi. E la sua controbattuta, altrettanto inequivocabile: se vi sposate ve lo pago io.
Eppure, adesso ci troviamo in questa situazione: lei ha dato l’anticipo per la location e ha pagato i pick delle bomboniere (1160€ in tutto). Io fin’ora ho speso 1900€ ed ho combattuto contro jd per ogni singola spesa perché lui mi diceva « ma non dovrebbe pagare tua madre? » e io rispondevo che vabeh, non volevo chiedere i soldi per ogni minima cosa. Mi sono pagata gli inviti, le bomboniere, tutte le decorazioni, l’anticipo del catering e il suo vestito.
Ogni spesa che ha fatto mio suocero, anche i 45€ del nocciolo, io gli ho dato i soldi. Lui me li ha sempre ridati indietro, ma io glieli ho sempre dati, e l’ho sempre fatto a 100mt dalla casa in cui lui ha messo 70.000€, soldi suoi, e che è intestata al mio futuro marito. E adesso che scrivo, scrivo dalla casa che lui ci ha aiutato a sistemare, facendoci risparmiare 20.000€ di impresa e mesi e mesi di lavori (affitto+mutuo). Quando abbiamo traslocato eravamo in 10: io, andrea, un amico, e i suoi – genitori, fratello, cognata. Mia madre quel giorno aveva da fare una qualche camminata. Quindi ogni spesa che i miei suoceri sostengono è un di più del tutto superfluo, è molto più di quanto dovrebbe fare un genitore, e io gliene sono più che grata. Ogni spesa che sostengono i miei, è il minimo sindacale per non avermi dovuta mantenere in questi 10 anni, in cui loro compravano pellicce e io mangiavo riso bianco bollito per risparmiare. Ogni spesa che sostengono i miei, è il minimo sindacale per non avermi ancora adesso assicurato una casa, ma solo un mutuo da pagare in caso dovesse succedere qualcosa. Per non avermi voluto pagare gli studi. Per essere stati i genitori che sono stati.
Eppure, nonostante sia il minimo sindacale, sono ben conscia che c’è chi fa meno, molto meno. E sono grata, di quello che si è offerta di fare, più o meno quanto ne è tronfia lei.
Però, offerta, appunto. Perché nonostante non abbia speso praticamente nulla, ogni volta io devo sorbirmi discorsi del tipo « perché devo pagare tutto io? Perché non pagano anche i genitori di jd? » Ma se ti sei offerta te? E se fin’ora ho pagato praticamente solo io?
E allora mi sono rotta i coglioni.
E allora, le ho detto, se intendevi pagare quando hai detto che pagavi, allora paghi. Altrimenti, paghiamo noi; annulliamo la lista nozze e con quello che ricaviamo paghiamo catering e location e ci avanzano ancora i soldi per una transiberiana. E il catering lo paghiamo per due persone in meno.
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