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dell’evoluzione delle mattinate

Ti svegli in pace con il mondo: è venerdì (e fin qui so che mi seguite in molti ;)). Ti prepari, invece di jeans e maglia a caso oggi ti vesti carina, gonna, calze di cachemire, maglia a righe viola. I capelli stanno da dio, manca solo un po’ di trucco e allora via agli smoky eyes. Nutri i gatti, metti la tua giacca preferita, gli stivali, ed esci. In garage un’altra macchina sta uscendo e ti accorcia quindi di 0,3 secondi i tempi perché non devi stare ad aprire il cancello con il telecomando. Arrivi in stazione, il sole appena spuntato già risplende in un cielo limpidissimo e il parcheggio è mezzo vuoto e pensi, ancora una volta « wow, che bella mattinata » ma è lì, a quel punto, che ti si insinua sotto pelle … il sospetto. Cosa diavolo ci fa il parcheggio mezzo vuoto? Perché quella macchina sta uscendo dal parcheggio? Non s’è mai visto. Mentre cammini verso i binari cominci a renderti conto che c’è il 400% delle persone in più rispetto alle solite mattinate. E noti che c’è un treno fermo sul binario morto. E cominci a temere il peggio, come sempre quando c’è un treno fermo al binario morto. E intanto pensi al tuo capo che s’era raccomandato puntualità, che hai mantenuto precisissima. Fino a stamattina. Fino a quando c’era elettricità sui binari.

dell’andare a sciare

Le foto del weekend, a Chamois.
 

dei lunedì

Questa mattina sono partita da Biella. Ho preso il treno prima, nonostante la carenza di ore di sonno causa sci e altre menate, per arrivare puntuale anche nel caso di ritardo di mezz’ora del treno; arrivo in ufficio per scoprire che il 50% dei suoi componenti erano a casa, chi in malattia, chi ancora non si capisce, chi in ferie, e quindi nessuno avrebbe mai avuto da ridire su eventuali dieci minuti di troppo. Vabeh. Almeno uscirò prima stasera, penso. Al corso d’inglese dell’ufficio, prima lezione, scopro che mi han messa con gente che non sa dire la propria età, né sa le forme del verbo essere. Spiego alla teacher di avere sì, carenze nella pronuncia per mancata applicazione, ma che dopo cinque anni di inglese a scuola e il lavoro che faccio, forse non è proprio il livello adatto a me. Nemmeno si sa se riusciranno a cambiarmi di livello, ed ecco a voi come buttar via 20 ore di vita. In palestra faccio tutti gli esercizi di gag a metà perché mi sento più di là che di qua, in ufficio oggi pomeriggio tra afa, noia, solite stronzate al telefono, colleghi che non sanno sollevare i piedi e continuano a far fischiare le scarpe, colleghi che non contenti si mettono a fischiettare. Mezz’ora oltre la mia ora di uscita lascio perdere tutto e me ne vado, perdo il primo treno per fare l’abbonamento in biglietteria causa guasto contemporaneo di tutte le macchinette, scendo sui binari e mi passa davanti il treno di 50 minuti prima che nemmeno riesce a ripartire a causa della gente che non riesce a salire. Dopo mezz’ora d’attesa finalmente arriva un treno a caso, ormai non si sa più nemmeno qual’era il suo vero orario, ci mette quaranti minuti per percorrere i soliti venti, arrivo in stazione e da lì a piedi a casa sotto la pioggia che la macchina era in garage. Finalmente a casa, i gatti che miagolano affamati, quella stupida vaschetta che continua a gocciolare ormai da 10 giorni e mi manda ai matti, una pila di piatti inferocita che mi guarda e cammina in modo sinistro da una parte all’altra della cucina, i bambini del piano di sotto che gridano e battono probabilmente dei maceti contro le pareti e i genitori che dio solo sa perché, forse per calmarli, fanno versi idioti in continuazione. E’ lunedì, è lunedì, è lunedì.