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della leggerezza

Saranno i trent’anni, sarà l’estate, saranno i vestiti leggeri e il lago la domenica pomeriggio. Sarà la leggerezza che manca e vien voglia di cercarla nel vento prima del temporale, nell’acqua degli irrigatori in giardino. Vorrei uscire e comprare una parrucca rosa, vorrei ballare per strada, vorrei dormire su un muretto, vorrei mangiare un panino alle 4 del mattino. Vorrei bere, e ridere, e fumare. Vorrei la spiaggia, il mare, il balcone sul mare e le formiche in cucina. Cucinare in costume e scendere le scale scalza facendo due scalini per volta. Vorrei una vita, un corpo e un cuore dove tutte queste cose non avessero davanti un vorrei.

della memoria

C’è stato un tempo in cui ogni cosa sembrava importante. Avevo scatole, ante di armadi, interamente dedicate ai momenti della mia vita. Tenevo tutto: le lettere d’amore delle superiori, il bigliettino del primo fidanzato alle elementari, rose secche, penne profumate, una sigaretta chiesta alla mia cotta dell’epoca. Avevo agende, avevo diari, scrivevo tutto quello che succedeva e incollavo ogni testimonianza. Biglietti aerei, del treno, ricevute, scontrini, spighe di grano. Tutte le cose belle, a volte quelle brutte, le conservavo perché avevo paura di dimenticare, perché mi sembrava doveroso un giorno poter riaprire una scatola e ricordare tutto, nel bene e nel male. Perché tutto sembrava tremendamente epocale, ogni cosa fatta per la prima volta sembrava dovesse essere anche l’ultima. Non vedrò mai un posto così bello, non sarò mai più così felice, non starò mai male più di ora, non amerò mai nessuno come lui.
Poi qualcosa si è rotto, anche se a me sembra più corretto dire aggiustato. Ho buttato via tutto, e non ho mai più conservato niente. Non ho nessuna scatola dei ricordi, non ho niente che possa testimoniare che qualche anno fa esistevo. Ho imparato che niente è epocale. Che nulla è importante. Mi sono resa conto che il tempo, e tutto quello che è successo e succederà, è solo sabbia che scivola giù da una clessidra. Non è niente. Sono stata più male, sono stata più felice, ho amato tantissime volte in modi diversi ed in modi uguali, ho fatto le stesse cose mille altre volte e ho imparato che amerò ancora, che ci saranno altre prime volte fino alla fine, che c’è sempre qualcosa di meglio, e di peggio, di tutto il passato. Ho scoperto che ricordo tutto, anche senza oggetti, ed è più una condanna che una fortuna; ho capito che cento fotografie felici in una scatola possono essere spazzate via in un secondo da una sola parola sbagliata, e quindi non valgono nulla.

della montagna

Untitled-4

Fa caldo. Ho vestito e pensieri appiccicati addosso e dalla finestra entrano urla e risate dei ragazzini nella piazzetta qua vicino. Tornare in montagna dopo tanto tempo, dopo il fallito tentativo dello scorso anno finito dopo un paio d’ore con una corsa in ospedale, entrare nella mia baita dove ci sono per terra ancora i piatti sporchi di almeno 5 anni fa, sentirlo dire che avrebbe voluto starci più tempo, dormire sul prato mentre comincia a piovere, camminare a piedi nudi sulle pietre, ascoltare il torrente che scorre, porta con sè talmente tanta serenità che non c’è spazio per i più che sacrosanti brutti pensieri su tutto ciò che quell’ammasso di pietre ordinate davvero rappresenta, su tutto quello che c’è stato e non c’è stato, lì, su tutto quello che vorrei ci fosse nella mia vita e non ci sarà. Il sole che scompare e appare continuamente dietro alle nuvole troppo veloci lava via tutto quanto, milioni di stelle che brillano in mezzo ai lampi schiariscono tutte le ombre.
Troverò qualche migliaio di euro per farmela intestare, un giorno. E qualche altro migliaio per rifare il soffitto, per buttare via tutto tranne il profilo delle montagne della valle inciso nel legno su cui ho passato le dita centinaia di volte. Impareremo quali alberi tagliare, io gli insegnerò come si accende una stufa e come si spacca un ceppo, probabilmente tirandomi l’accetta sulla gamba come tutte le volte, faremo l’amore nei prati, cercheremo funghi che poi regaleremo a chi passa per la strada. Conosceremo le persone delle baite accanto, inviteremo i vicini a pranzo, farò ancora i croissant al mattino per tutti. Staremo chiusi dentro quando piove, guardando fuori e chiedendoci dopo quanti giorni smetterà.
Oppure continueremo a pagare il mutuo della casa, le rate della macchina, le spese condominiali, senza mai trovare quei soldi che servono, e un giorno scoprirò che uno o l’altro dei miei l’avrà venduta per ricavarci poco e niente, oppure un giorno andrò su e non troverò altro se non un cumulo di pietre crollate.