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del misto del lunedì mattina

  • Come si fa a riassumere in una pagina, destinata tra l’altro a traduzione, il lavoro di sei anni? E’ come riassumere in due parole i sentimenti che si prova per la propria metà, e sappiamo tutti che ti amo non basta mai.
     
  • Matrimonio, sabato: io sono perfetta nel mio abito di lino beige con rouches nere e cintura etnica, scarpe in tinta, borsa nera, capelli freschi di piega lisciati e boccolosi in fondo, trucco semplice ma d’effetto, smalto e kenzo parfum. Ordiamo tre caffè mentre aspettiamo che la sposa arrivi e inizi la cerimonia. Indovinate dove sono finiti tutti e tre?
     
  • La prossima volta che diamo l’antiruggine a una scala, io sto sopra. Che ho perfino gli occhiali ancora sporchi d’arancione fosforescente.
     
  • Il matrimonio è stato bellissimo, la sposa era incantevole e lo sposo agitato prima, ubriaco dopo. Gli amici suonavano bonghi e chitarra acustica e gli invitati ballavano a piedi scalzi sul patìo dell’agriturismo in montagna; la bomboniera era una candela di emergency. Non poteva essere diverso, conoscendo i due sposi.
     
  • Il poker di venerdì sera si è prolungato fino alle 3 di notte, complici i termosifoni accesi per errore che hanno reso inaccessibile la casa per un po’. E grazie al cielo avevo preso il correttore da casa.
     
  • Domani jd viene a milano per un colloquio. Questa settimana dovrebbe telefonarci l’arredatore per il preventivo ultimo della cucina (per la casa a Biella). Qualcosa è sfuggito al nostro controllo.

dei pensieri notturni

Ho scritto un post in treno, come non facevo da tempo. E come ho sempre fatto, probabilmente lo butterò via, che tanto volevo solo scriverlo e vedere a chiare lettere blu su bianco se rimaneva tutto logico come quando lo penso. E sì, resta logico, anche più logico. Riesco perfino a parlarne senza incepparmi, il che significa che ho il concetto ben chiaro in testa. Eppure non capisco perché non riesca, davvero, a chiarirlo all’unica persona cui dovrebbe interessare. Così come so che probabilmente, quello che è successo venerdì e la conseguente spiegazione e le conseguenti scuse saranno da lui intimamente considerate scuse obbligate, non sentite, e la cosa verrà fuori alla prima discussione futura, facendo probabilmente più danni che non averle fatte per niente, quelle scuse. E adesso è tutto così sospeso e senza direzione che mi sento un po’ persa, con tutte queste strade sbarrate davanti.

del … non fatemi essere volgare

Non sono in cerca di approvazioni perché ne ho ricevute abbastanza in ufficio dalle amichette, scrivo perché ho ancora bisogno di sfogarmi. Ho il braccio che pulsa per l’antitetanica, l’imbarazzo per l’incontro casuale di stamattina con il soggetto del mio precedente post, la stanchezza accumulata in questi giorni; non mi serviva anche una litigata, proprio no.
E’ un mese che combatto, per questa vacanza. Ogni vaccinazione (l’antitetanica e l’antitifica) è stata fatta dopo enormi discussioni e con la faccia "va bene, dai, lo faccio per te". I fermenti lattici, stessa cosa. Come se poi avere lui inchiodato sul cesso di un albergo non rovinerebbe le vacanze anche a me. Volevo degli alberghi più economici, lui no, ho ceduto io, e quattro stelle sia. Sosteneva che la mia valigia fosse troppo grande, discussione, e ho ceduto io, prenderemo la mia in due. Non voleva fare tre tappe ma solo due per il "problema bagagli" (come se tutti i turisti se li portassero appresso tutto il giorno) e ho ceduto, la terza la faremo forse in giornata. Ho anticipato i soldi del volo. Ho anticipato tutti i soldi delle medicine. Ho comprato le protezioni per le zanzare. Oggi andiamo a fare una spesa per comprare esattamente questo: bagnoschiuma, shampoo&balsamo (per risparmiare sullo spazio dei botticini in valigia – visto lo spazio), dentifricio mignon (idem), salviette igieniche fresh&clean (perché non stiamo andando in uno dei continenti più puliti del mondo, comunque). 11€ di spesa. Alla cassa gli dico "questa la paghi tu?". Arriva il totale, mi guarda; non tiro fuori il portafoglio, lo guardo, tira fuori il suo, paga, prende e se ne va lasciando lì il sacchetto. Torno indietro a prenderlo, lo raggiungo, gli chiedo se s’è incazzato e mi fa « sì, non è giusto che paghi io cose tue. io non li avrei comprati ». Lui non avrebbe comprato il bagnoschiuma perché la soluzione era prenderlo a casa (mia, pagato da me, o sua, pagato dai suoi).
Io ho dato di matto. Lo scrivo per ricordarmelo quando penserò ancora di andare a vivere con una persona che mi farà, probabilmente, pesare il fatto di comprare uno shampoo della l’oréal invece che del discount e pretenderà scontrini separati.

Chiariamoci. Quando dico "dato di matto" intendo cose che voi, lettori che mi immaginate carina e dolce, non immaginate. Gli ho urlato le peggio cose, gli ho dato del morto di fame davanti ai suoi, gli ho detto che dei suoi soldi non me ne facevo niente, che poteva prelevare tutto quello che aveva in banca e darmi tutto e io andavo a pagarci un panino. Io quando do di matto, ci metto molto impegno. Solo che non inizio da sola, nonostante lui dica che è sempre tutto nella mia testa, mai.