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della paranoia #2

Questa è più complicata, e sì, meno comprensibile. Siccome già alla precedente il commento di jd è « curati amore. » io comincio a pensare di essere matta da legare. O un pupazzo da legare.
Io sono insofferente verso il mio ambiente di lavoro di più ogni giorno che passa. Mi sono costruita una bolla di benessere, ma intorno ci sono scene di ogni genere. E soprattutto, la sfiducia più assoluta verso il 99% delle persone che lavorano qui, perché ho visto e sentito tante di quelle cose, tanti di quei pugnali nella schiena – anche la mia – che ho imparato a tenere la guardia alta. Dunque, c’è questa tizia, io la chiamo “la nemica“. No perché io ho tutti i soprannomi per i colleghi da usare a casa con jd, che se no impazzirebbe con i nomi veri (il più nominato è l’idiota“. sono simpaticissima, eh?). La nemica probabilmente legge il mio blog, sicuramente lo legge la sua ex capa, probabilmente lo legge il suo ex capo nonché convivente. Insomma, qua si capisce perché non ne parlo mai. Ma a sto punto, onestamente, chisse ne frega? La situazione ha alti e bassi da quasi tre anni. Ormai non me ne cruccio più, ho attraversato le varie fasi di negazione, rabbia, contrattazione, depressione e sono giunta all’accettazione. L’inserimento di elementi peggiori nel contesto ha favorito quest’ultima, tra l’altro.
Ora succede che io, oggi (gennaio 2010) trovi, girovagando sul server di scambio aziendale cercando dei vecchi psd, delle foto. Fatte da lei. A me. Del 2007. Di nascosto. E per di nascosto, intendo imboscata dietro una cazzo di rete. Lì, messe lì a dicembre 2009. La sua spiegazione, al telefono, è che in quella cartella ci sono tutte le foto di quel giorno. E che lei non sapeva che la sua cartella fosse accessibile dagli altri (server aziendale). Le foto sono 5, di cui 2 mie, quindi non credo che siano proprio tutte. Le altre raffigurano una collega consenziente che tra l’altro sa di quella foto, avendola come avatar, e un segnaposto da tavolo che sembra consenziente. E poi ci sono le mie due, di spalle, mentre gioco a golf. Il fatto che in quelle foto io abbia una quantità di grasso superfluo abbastanza inquietante ci da un’ipotesi del perché quelle foto siano lì. Rimane il fatto che io ammetto candidamente di andare dalla 42 alla 44, dipende dal tipo di vestito, invece di ostinarmi a darmi due/tre taglie di meno. Ah, l’invidia, che brutta bestia. Ah, l’adrenalina da rabbia incontrollabile, che altra brutta bestia. Meno della prima, però.
Che poi magari il motivo non è questo, e pagherei un nichelino a chiunque mi dia un motivo valido alternativo. Ma quale che fosse… c’è davvero un motivo valido serio per fare foto di nascosto a una persona con cui non scorre buon sangue?

E io mi starò anche tirando la zappa sui piedi con sto post, ma c’è che mi sono un tantino rotta di sopportare.

della paranoia

C’è una cosa che mi rende molto, molto paranoica, e non è il non avere il controllo su tutto; cioè, anche quello, sì, ma quello è cosa nota e abbastanza normale. Questa è un po’ meno comprensibile. Eppure sono così da sempre, e ancora non capisco perché.
Sapere che viene fatto il mio nome in un luogo e momento lontano da me mi manda letteralmente fuori di testa. Ma da starci proprio male. E finché so che persona A che mi detesta sparla con persona B di me, ancora ancora: quello è il caso più lieve. E’ quando so che tra amici viene fuori il mio nome, che non capisco. E così tempesto il mio migliore amico di domande « ma perché parlavate di me? » « ma com’è venuto fuori il discorso? » e via di seguito; sarà che proprio non riesco a capacitarmene, io non so davvero.
E così io l’altra mattina, quando ho ricevuto un certo sms, sono andata in fibrillazione.
Abbiamo come protagonisti: AmicoM, vecchi(ssim)o amico, di quando avevo 13/15 anni – non proprio l’epoca più felice della mia vita, non proprio la compagnia più azzeccata della mia vita – e PadreA, il padre di jd. Ora, PadreA di me sa dove abitano i miei, come mi chiamo, che abito da qualche parte a Milano, che tipo di piastrelle mi piacciono e che mi faccio suo figlio. Ed ecco l’sms di AmicoM: « ma sai che sono qui con tuo suocero? ».
I due lavorano insieme, e ok. Ma come è mai possibile che venga fuori questa cosa in un discorso tra colleghi?! Non c’è davvero una logica sensata.

– Ciao! Prendi il caffè?
– Sì, grazie!
– Ma sai che mio figlio che non conosci e che non c’entra niente con te sta con una ragazza che si chiama xxx?

(eh vabbeh, sappiamo tutti come mi chiamo ma non gettiamo benzina sul fuoco, dai)

– Ciao! Giornata dura eh?
– Eh sì! Mi fai l’elenco delle seimila persone che conosci a Biella, provincia di 187.000 abitanti?
– … (due ore dopo) e xxx xxx …
– Ah, la conosco, esce con mio figlio!

delle sfumature della vita

Vengo ripresa su facebook perché che non apprezzo il valore della differenza fra uno sconosciuto e un profilo di facebook.

Sarà, ma a me non dispiace non vederla, questa differenza.

(e queste cose mi ricordano perché il mio profilo su facebook è aggiornato al mesozoico)