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di milano e della sua vita

Dopo il secondo caffè della mattina, nel bar sotterraneo, sali in metro, nel tuo cappottino nero e la borsetta rossa e la borsa per la palestra. Quando si chiudono le porte cerchi un angolo a cui appoggiarti e sorridi a lui nella banchina opposta che aspetta il suo turno per partire mentre alzi tre dita della mano a dire ciao. Poi ti giri, guardi i ragazzi, il vecchio stoicamente in piedi, le sciure sedute che ciaccolano, le ragazze bellissime che non sapresti dire se siano studentesse o modelle e finita la ricognizione apri il giornale. La metro parte, senti qualcosa stridere e vedi che è lo stesso violinista imperfetto cui ieri hai dato per errore 3 euro invece di qualche centesimo. Apri il freepress e leggi di Haiti, mentre l’aria sulla quarta corda di Bach si diffonde e ti scalda il cuore e gli occhi di un bambino ferito in mezzo alle macerie te lo bucano da parte a parte.

malinconia ed alcool

Ed improvvisamente ho voglia di un Coca e Malibù.

sadness

Non la ricordo l’ultima volta che son stata felice. Sono stata allegra, mi sono sforzata in ogni modo di apprezzare quello che ho, di essere felice di quello che ho, di sorridere e star bene. Ma le persone felici non piangono per niente; mentre cucinano, o mentre si fanno una doccia, senza pensare a niente di particolare. Sono stati tanti sforzi inutili. Non lo so, cosa fare, per ritrovare un po’ di serenità. E all’orizzonte non si vede l’ombra di progetti positivi, di novità felici. Solo problemi dai quali cerco di svicolare nel più elegante e silenzioso dei modi.