dei rientri

La settimana di prova è finita. Sabato ho preso le mie cose, ho chiuso tutti i lucchetti della casa figli della paranoia di una testa di cazzo, messo l’antifurto, chiuso il garage e buttato via le chiavi. Io ho chiuso. Con tutto. La spada che pende sulla mia testa da quarant’anni per la prima volta l’ho guardata, l’ho presa e l’ho buttata nel cesso. Non è mia responsabilità niente di tutto ciò. Non è colpa mia se in questo stato di merda una madre può rinunciare a un figlio ma un figlio non può rinunciare a una madre. Se dovrò un giorno risponderne in tribunale, ne risponderò. Non devo niente a nessuno, soprattutto a questa persona che per tutta la vita ha vissuto come se io non esistessi, se non quando voleva ricordarmi che non ero voluta. Né devo niente a mia sorella, che il massimo sforzo di questa settimana l’ha fatto quando mia zia esasperata l’ha obbligata a salutarmi. Non sarà colpa sua, lo so bene, ma nemmeno mia.

Tornata a casa mi concentro sulle tre M.

Mutuo acquirente, Mutuo nostro, Maldive.

Il mutuo acquirente è ufficialmente concesso, la caparra è ufficialmente incassata, la casa è ufficialmente venduta.

Il mutuo di e. dovrebbe, dopo che il direttore di banca se l’era palesemente dimenticato in un cassetto, arrivare questa settimana (ma guarda te che velocità quando sono loro ad aver sbagliato, pazzesco!). E subito dopo arriverà la data del rogito.

Per le vacanze aspetto una risposta da maldivealternative e spero, ardentemente, di poter concludere in settimana, per segnare sul calendario una data già oggi e smettere di preoccuparmi delle vacanze “oh mio dio dove andiamo quest’anno che non ho tempo di organizzare niente”.

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