del buon tacere

Da un articolo su Repubblica, mi colpisce una frase: “Alla sera ogni tanto mi guarda e dice che è stufa di respirare“.
Poche parole che mentre leggo sento molto, molto vicine, e che comprendo più che bene. So perfettamente cosa vuol dire esser stanchi di respirare, desiderare che smettere di farlo fosse sufficiente per non dover più pensare ad altro.

«se la pensi così allora ammazzati»

«dici cazzate solo per fare scena»

Potrei fare un elenco infinito di quello che mi sono sentita dire, in questa vita, da persone più o meno (ma spesso più) vicine ogni volta che si è entrati in discorsi relativi all’attaccamento alla vita e ho espresso i miei sentimenti, più o meno approfonditamente.
Persone intelligenti, persone sensibili, persone anche particolarmente attaccate a me, che d’improvviso prendono tutto il buon senso che hanno e lo buttano nel cesso per dare una risposta aberrante a qualcosa che, semplicemente, non possono capire. Credendo di avere l’aberrazione davanti, invece che dentro, e non comprendendo che non tutti nascono, crescono e mantengono lo stesso attaccamento alla vita della “media”.

E allora sono qui a dare un consiglio che dovrebbe essere seguito da tutti: se non hai mai avuto un momento nella vita in cui ti sei riconosciuto nella frase qui sopra, non esprimerti. Se proprio devi esprimerti, pensa che davanti hai una persona che sta male, o che comunque non prova le tue stesse cose, senza per forza essere stupida, pazza, mitomane.

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