del lavoro che nobilita, terza parte

Più o meno intorno al 18 dicembre, c’è stato questo momento – di quelli che vedi come al rallentatore – in cui ho pensato nitidamente: adesso, con calma, mi alzo, dico alla cliente che è seduta qui accanto a me da questa mattina che io, con gente come lei, non ci lavoro, e me ne vado a casa. Poi alla fine sono sempre troppo buona, e ho terminato la giornata d’inferno senza battere ciglio anche se tremando vistosamente e continuando a sorridere quando avrei voluto solo uccidere e distruggere. Il giorno dopo, arrivata alle 9 meno 5 in ufficio, ho scritto, stampato e consegnato le dimissioni nel giro di 10 minuti; speravo in una sfuriata del fiscalissimo ormai ex capo per rendermi la cosa più facile, invece se n’è andato come in shock. Ha convocato dopo un po’ il mio collega, che mi ha raccontato si è seduto nel suo ufficio e son rimasti lì qualche minuto a guardarsi, in silenzio. Poi ha preso ed è andato a casa. Insomma, meglio prima che poi, che io sono proprio il genere di persona che poi rimane invischiata in queste situazioni, quando vorrei uscirne ma non me la sento più. Insomma, cosa non andava… innanzitutto, da Cadorna, dove avevo fatto il colloquio, s’erano spostati in culandia. Tra tutti i posti di Milano in cui trasferisi, hanno scelto il capolinea opposto della mia metro. L’orario era alle 9, mezz’ora prima rispetto a com’ero abituata io, e ci mettevo circa mezz’ora in più ad arrivare – un’ora e mezza quasi. Muovendomi con macchina – metro – mezzi di superficie, contavo di provare varie alternative nei primi giorni per trovare quella con cui impiegare meno tempo; invece, arrivare alle 9:10 pareva essere un delitto, anche il giorno dopo aver fatto 2 ore e mezza di straordinario gratis. Ma la cosa peggiore erano i clienti; puoi avere un cliente ostico, anche un paio, ma quando lo sono tutti allora sbaglia chi li cerca! Siti online che orribili è dir poco, richieste assurde, clienti arrabbiati – fino a un certo punto anche giustamente – per ritardi innammissibili causati dal fatto che non c’era alcun programmatore negli ultimi 2 mesi prima di me e si era cercato di temporeggiare senza dirglielo. Clima in ufficio che faceva intendere abbastanza bene d’essere finiti in un brutto calderone, nonostante fosse un team davvero carino. Ora mi dicono siano state lasciate a casa più o meno dall’oggi al domani due persone, tra cui l’account che si occupava veramente di tutto, dal trasloco, ai clienti, alle pezze ovunque servissero, facendo orari improponibili senza mai lamentarsi. Quindi, mi sa che ho fatto proprio bene.
Oggi primo giorno in una nuova agenzia, intanto aspetto le proposte di tre colloqui che ho portato avanti da dicembre e che potrebbero essere interessanti. Non che qua non vada bene, ma per tutto uno strano discorso di contratto a progetto che non potevano interrompere per non perdere i fondi, mi hanno presa a progetto fino ad Agosto con successiva promessa di interminato dopo. Non che non mi fidi, però, se riesco a mettere le mani prima su un indeterminato preferisco

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