della festa della mamma

La gente continua a non credere all’assenza di sentimenti nei confronti di mia madre, « è pur sempre tua madre », dicono. Sarà per questo che a me, la gravidanza, come idea, non dice niente: questi nove mesi che dovrebbero creare un fortissimo legame, mah.
Io oggi le farò gli auguri, via sms, perché ormai sono anni che siamo in questo rapporto che non mi costa niente, pura ipocrisia che a quanto pare li fa stare sereni. Non si meriterebbe nemmeno questo, ma onestamente la voglia di combattere, di arrabbiarmi, di odiarla, l’ho persa tanto tempo fa. Reprimo il disgusto quando sento tutte queste ipocrisie sulla chiesa, sull’essere cristiani, questa credenza nata da un giorno all’altro e la pretesa di essere nel giusto dopo anni di menefreghismo e con tanta di quell’ignoranza da non sapere nemmeno in cosa crede; quello che la rende un’ottima cristiana (ma vivente serenamente nel peccato, convivente e madre non sposata) è la capacià di dimenticare, girarsi dall’altra parte, mentire, plagiare la realtà senza nemmeno accorgersene. Tutta la mia infanzia e la mia adolescenza sono mie invenzioni, frutti della mente di una persona forse pazza. Le botte, ma non gli schiaffi, le botte sulla schiena che lasciano senza fiato e mi costringono a letto due giorni, e ora da la colpa ai tacchi se io devo andare in ospedale a farmi dire di essere operata perché la mia schiena una ventisettenne non dovrebbe averla. Le volte che mi ha ricordato quanto sia stata un errore, uno sbaglio, una figlia non voluta. L’inferno dell’adolescenza, le accuse insensate, lo psicologo di famiglia in cui le sedute le facevo io e poi loro tutti insieme separati, silurato in un secondo quando ha accennato la possibilità che il problema fosse una banale invidia della mia giovinezza. L’assenza assoluta di senso dell’umorismo, e fa male anche questo a una persona che dice poche cose seriamente e quasi tutte sarcastiche o ironiche. Perdi il senso del dialogo, smetti di parlare. Prima in famiglia, poi fuori. Ti chiudi in un guscio. Il rifiuto di farmi continuare gli studi, e il negarlo ora, dirmi: lascia il lavoro e iscriviti adesso, paghiamo noi. Certo, mamma, non è proprio la stessa cosa. L’aver sempre ostacolato il mio lavoro e la mia passione nel farlo, darmi della fallita quando la ditta dove lavoro chiude la filiale, anche se io ho già un contratto a tempo indeterminato firmato il giorno prima da un’altra parte. L’aver rovesciato le mie cose per strada quando me ne sono andata, gridandomi di non mettere più piede in casa. Non essersi mai rimangiata una singola parola di tutto il veleno che ha saputo spargere in vent’anni. Ti sei meritata, se non costruita con le tue stesse mani, ogni disgrazia ti sia mai capitata. Avresti meritato molto peggio, ma forse il tuo improbabile dio è stato clemente. Non è affar mio, davvero. Non lo era e non lo sarà mai. Quindi buona festa della mamma.

9 commenti

  • Sylia ha detto:

    ..mi spieghi come fai? io ho interrotto tutti i rapporti 11 anni fa circa, proprio per evitare di continuare a vivere nell’ipocrisia, oltre che per “sopravvivere”….. e non ho mai pensato di tornare indietro.

    Per quanto riguarda tutte quelle parole vuote ripetute “dalla gente”.. non ascoltarle Anija, a me le ripetono da quando avevo 16 anni.. e a volte me le sento ripetere tutt’ora, ma solo da chi non ha la minima idea di quello che sta dicendo.

    Un abbraccio

  • efraim ha detto:

    E’ bellissimo che tu sia così bella nonostante questo. E non so, ma per me l’indifferenza è l’apice della maturità emotiva e sentimentale in un caso come questo.
    Poi forse la gente che ti dice queste cose la puoi comprendere e perdonare, la gente dico – è il problema dell’immaginazione, ché di solito la gente s’immagina altro, parlando di mamme, e come per tutto non s’accorge di far male agli altri quando gli proietta addosso le proprie immagin(azion)i supponendo che calzino. In quel senso per cui una “è pur sempre tua madre”, lei non è stata tua madre – genitori lo si diventa man mano, possibilmente decenti, come a ricever gli auguri saran le madri adottive, non quelle biologiche – e da quel che racconti si direbbe forse che avrebbe fatto solo meglio, a darti in adozione. Quasi, per via dei risultati: sei una persona di bellezza rarissima e particolare e da fuori neanche chi ti conosce bene – figurarsi io – può dire quanto dipenda solo da contrasto e quanto magari ti abbia dato di anche buono. Ma non basterebbe neanche se ti avesse pagato gli studi e non dato botte pesanti, mi sa. E appunto: fai bene a fottertene.

  • saruman ha detto:

    Ciao anija, lo sai che sono una mamma e credimi, quello che hai scritto m’ha fatta sentire piccola piccola e mi son chiesta, mentre leggevo, se sono una buona mamma per i miei figli… credo di si perchè con loro, la prima cosa che faccio al mattino, è sorridergli e gli sono vicina per tutto il resto della giornata ed oltre, anche quando sono lontani!
    Hai tutte le ragioni, chi potrebbe condannarti!
    E’ da tanto che non faccio giri per blog, ma c’è sempre un pensiero per te, adesso anche di più!
    Sia chiaro, non scrivo sull’onda della pietà, lungi da me il pensiero, so quanto sei forte e so anche che non hai scritto il post per questo… ma solo per confermarti la mia stima.
    Un abbraccio, paola

  • Pascal ha detto:

    in tutto il mio cinismo e la mia ipocrisia (ammetterlo di esserlo forse mi rende meno ipocrita… e poi considerare di essere meno ipocrita per ammetterlo di esserlo mi rende più ipocrita? chissà), ti posso dire che il tuo post mi ha messo di buon umore!

    Si, anche io ho un rapporto combattuto con “i miei”…

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