delle conversazioni prima di partire

L’ultima, promesso. sopportala, con il tempo dimenticherò anche l’indirizzo email.

E’ buffo come ti prodighi sempre a correggermi tutto, ma dove avevo più bisogno di essere corretta non hai detto nulla.
"Per un attimo ho… sperato, che il tuo essere d’accordo riguardasse la frase sull’averla superata."
Un errore così, come fa a non balzare agli occhi?
Pazienza, sarà stata una svista.

Non ti accuso di nulla, giù il fucile, è solo per segnalare una cosa buffa, davvero – è che vorrei saperne vedere solo la parte divertente.

Dopo una conversazione troppo tortuosa, che vorrei non aver avuto. Senza biasimo, nè colpa: che colpa c’è a non voler continuare a tirarsi addosso, letteralmente, il male che si prova poi dopo? E’ da biasimare, chi non vuole lasciare, ancora, le dita in mezzo alla porta che si richiude? Eppure lo faccio, ogni volta. Riempiendo i puntini di sospensione con le parole che vorrei vedere, e che non sono mai quelle vere. E non ci sarebbe da sentirsi piccoli o deboli, vergognarsene, dopo? Sarà l’orgoglio, ma sì.

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