della morte, che non è mai una buona compagna

Mi chiedono spesso dove trovo il tempo per scrivere e io non so mai cosa rispondere. In realtà, probabilmente è perché non riesco a fare i lavori di casa e tutte le altre cose che faccio qui da sola senza pensare a qualcosa, e raramente sono cose divertenti o leggere, e doverosamente dopo, mentre faccio la pausa sigaretta e aspetto che il copripiumino si sgeli sul termosifone prima di metterlo su, devo scriverle. Perché altrimenti ci penserei per la notte intera e l’insonnia tornerebbe.
Tra il pensare che devo decidermi ad andare da un medico e quello che non è possibile che io sia così disordinata in casa, penso che stasera ho dato un aiuto alla mia non innata socialità e ho chiamato qualche vecchia conoscenza per organizzare qualcosa durante le mie ferie natalizie nella città natale. E ho chiamato quell’amica, quella che è stata la mia migliore amica per tutti gli anni in cui si ha bisogno di una migliore amica; e non posso non pensare che è incredibile che io, dopo più di un anno, ancora non abbia fatto quello che devo fare. E vorrei davvero poter dire di non averne avuto tempo, ma l’ho avuto. Di avere avuto cose più interessanti da fare, e invece no, ho avuto un sacco di occasioni; ma tutte le volte che pensavo di uscire, prendere un mazzo di fiori e andare al cimitero e vedere la sua tomba, trovavo mille motivi per non farlo. Perché io ancora non capisco come abbia fatto lei, sua figlia, a prenderla così bene, a essere così forte. Io ogni volta che ci penso sento un mattone che mi cade addosso e non riesco a non ricordare tante, troppe cose, passate nel periodo in cui sono cresciuta nelle estati in baita, con quasi quattro genitori invece di due. All’ultima volta che abbiamo parlato per un intero pomeriggio.

2 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.