mezzanotte nel giardino del bene e del male

Insomma, ho voglia di farmi il secondo tatuaggio; ce l’ho circa da quando ho fatto il primo, questa voglia, a dire la verità. Questa volta, in un posto dove dovrebbe fare un po’ meno male, anche. So dove voglio farlo e so che cosa voglio rappresenti il tatuaggio – ma non so esattamente come esprimerlo. Probabilmente sempre in kanji, si tratta solo di trovare la frase giusta, io continuo a cercare. Sarà un tatuaggio doppio – tanto per non essere asimmetrica, che potrei anche morirne – sui fianchi.
A parte questo, in questi giorni (a parte gli episodi dell’altra sera) sono stata la perfetta massaia: ho lavato, ho steso, ho rimesso da lavare quello che avevo iniziato a stendere perché non avevo pulito lo stendipanni dopo il passaggio dei muratori e della loro polverina fatata, ho pulito per terra, ho nutrito gatto e pesci, ho bagnato le piante, ho cambiato l’acqua ai gigli, ho ordinato la scarpiera e ora ci stanno quasi tutte le mie scarpe (spero di acquistarne una gemella a breve), ho mantenuto in ordine il resto della casa, mi sono presa cura di me (perlomeno, un po’ più del solito), ho dormito nel mio angolino con tutta la roba del caso ammucchiata nella parte di letto che non uso (giusto solo 3/4).
Stamattina mi sono alzata presto come speravo quindi uscirò di qui per le quattro e mezza, in tempo per arrivare a casa, ritirare i vestiti stesi pregando siano asciutti, stirare, invaligiare, incellophanare il letto su cui il gatto vomiterà appena realizzerà che sto partendo, farmi una doccia, sistemarmi, ricordarmi di spegnere il boiler e ricordarmi di portare tutte le sue cose disseminate per la casa, perché *lui* dimentica ogni volta qualcosa.
Insomma, oggi le cose vanno come era previsto che andassero, come anche nei giorni scorsi. Ieri ho ricevuto un’email che mi ha brevemente rasserenata, o almeno ha allentato un po’ quel nodo da ansia da cambiamento che si stava attorcigliando nella maniera sbagliata.
Oggi il cielo è nuvoloso. E il mio umore ci va a braccetto, saltellando qua e là dai suoi picchi relativamente bassi – forse chiamarli collinette è già esagerato.

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