sono viva!

Eccomi.
Avevo mandato segni di vita via email da telefonino, ma qualcosa mi dice che è andato storto l’invio
Sono qua che scrivo dalla mia camera, con il mio computer sulla mia scrivania nella stanza calda e accogliente e arredata, non la specie di sgabuzzino che ho di là.
Il weekend. Weekend lungo direi. Venerdì chupito tour, come ho detto, senza neanche troppi malori a parte l’astinenza dall’alcool nei giorni successivi. Sabato … sabato niente. In giro con sprok e t. al solito, sempre come al solito in via italia, ogni sabato mi dico: oggi non ci andrò! sfiderò il sistema! E come ogni sabato, eccomi li ad andare su e giù per sta via, facendo attenzione ai tacchi che si incastrano nei cubetti odiosi, schivando undicenni che sembrano uscite da … vabbeh. sto zitta va.
Alla sera, treno. Mai prendere il treno verso le sette di sera. Me lo dico tutte le volte, e tutte le volte non ne posso fare a meno. Tratta biella-novara nella più assoluta solitudine per poi cambiare a novara e prendere il trenino tutto blu tanto carino dove le uniche cinque persone stavano facendo il viaggio serale di lavoro. Sale una coppia di italiani. Fiuu, forse sono salva. Guardo lei, 30/40 anni, biondiccia, scavata, occhiaie, anfibi slaccaiti, pantaloni neri di velluto a coste, borsa in cotone rosa a fiorellini della serie, sì, ho usato un lenzuolo. Vabbeh, sarà solo alternativa, mica tutti possono essere come me o comunque come la gente normale. Li ascolto parlare e penso che se io diventerò mai squallida, scialba, ottusa così allora sarebbe stato meglio non vivere e passo tutto il viaggio a immaginare che vita fa questa tizia, cosa dice, cosa pensa, cosa la tiene in vita? Arrivo all’appuntamento. Che dire? Bello. Non ho altre parole.
Mi riaccompagna a Novara, dove un treno mi porterà a Santhià dove il povero papy mi sta facendo il favore più grande della mia vita. Dicevo: a Novara, arriviamo che il treno sta quasi per partire. Quello che si dice spaccare il minuto. Io non voglio salire sul treno. Voglio restare con lui e voglio che mi accompagni a casa, ho ancora così tanto da dirgli e mi ero ripromessa di ottimizzare la serata e invece non sono riuscita in due ore a fare nè dire niente di ottimizzato. Salgo sul treno. Lo guardo, giù dallo scalino. Siamo a trenta centimetri eppure mi sembra che ci sia un vuoto enorme in mezzo. Aspetto un suo "scendi", o una sua mano che mi tira la giacca. La porta si chiude. E io me ne vado a Santhià.
Telefonata di … boh, tanto tempo, appena arrivo a casa. La sua voce è così bella, così familiare, è una cantilena che vorrei non smettesse mai, vorrei parlasse in eterno, anche dicendo sempre la stessa parola. Dice che forse il giorno dopo sarebbe venuto qui a trovarmi. Lui non dà certezze. Il mattino dopo alle 8 sono sveglia, stanca morta ma sveglia. Vorrei alzarmi a pulire, mi dico che tanto pulisco per me, mica per il suo arrivo, ma non riesco a convincermi. Inutile, se mi metto a pulire e poi lui non arriva, come sicuramente sarà, ci rimarrò malissimo. Tantovale girarmi nel letto. Alle 11 finalmente il nervoso si fa sentire e devo camminare, arrivo addirittura alla stanza di là e in msn parlo con t. Lui mi fa uno squillo, dopo due o tre messaggi miei della serie sono una cretina e se non l’hai capito questo sms è una conferma e la mia convinzione stesse dormendo beatamente o non si sarebbe mai più fatto sentire. Lo chiamo. Ciao che fai? Sono in macchina. Sento! Dove vai? Sono a Biella. Ma va là! Sono in viale Roma. Ahah, dai, vabeh, e che negozi ci sono in viale Roma? Lui mi fa l’elenco. E io perdo cinquant’anni di vita. E’ qua e la casa fa schifo e io faccio schifo, mio dio. Arriva. Passiamo la giornata assieme. Gli eventi vanno come vanno, passiamo la serata assieme. E alla fine sì, anche la notte. Fino a stamattina. E’ stato tutto per me, per un giorno intero.

E tutto è splendido. Fantastico. E io sono fuori di testa, qualcosa annebbia vista e cervello. Sbaglio le parole, non riesco a parlare, faccio cazzate, non sono nemmeno me stessa.

E tutto questo non ha il minimo senso, io sto provando cose che non dovrei provare. Maledizione, come faccio sempre a cacciarmi in situazioni del genere?
Però dopo questa giornata di … di felicità, di emozioni fortissime e sconosciute, totalmente estranee a quanto abbia mai potuto provare in vita mia, mi sento bene.
Ho fatto quello che mi ero ripromessa di non fare, che donna di bassa moralità che sono. L’ho fatto e come immaginavo è stato qualcosa che io sono certa, non proverò mai con nessun altro. E pensavo che dopo, se già ero presa bene prima, sarei stata perduta. Invece no. Sono felice e felice e felice e credo che ci sia un incastro perfetto, in tutto, e credo che vorrei continuasse così per il resto dei minuti della mia vita e anche dopo, perchè nient’altro importa ora. Eppure se domani finisse, e un domani più o meno prossimo sarà così, non ne morirei. E’ talmente e assolutamente perfetto che mi basta sapere che allora cazzo, esiste davvero la persona che cerco. Esiste. Basta e avanza.

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