del disprezzo

In giorni come questi vorrei solo poter tornare a casa, sotto le coperte, chiudere le finestre, chiudere questo mondo fuori, chiudere gli occhi, perdermi nel sonno e smettere di pensare. Sento il peso di vivere in tutte le sue tonnellate, un peso che si appendere alle mani, alle braccia, che tirano giù le spalle e il collo, gli occhi incollati per terra, per non sentire, non vedere, quello che mi circonda. Un mondo che in giorni come questi disprezzo con un’intensità quasi ingiustificata, dove ogni persona che guardo e ascolto mi sembra piccola, inutile e sbagliata, dove le uniche volte in cui apro bocca per dire qualcosa, e poi la richiudo, sarebbe stata una frase cinica e senza alcun filtro. E allora sto in silenzio e giudico, giudico tutto e tutto mi innervosisce, dal collega che non fa un cazzo all’amica che non vuole sterilizzare il gatto.
Riesco a scendere al vostro livello solo la sera, quando arrivo a casa e spengo tre quarti dei miei neuroni annegandoli nel fumo. Ma forse anche così sono troppo per questo mondo di merda.

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