dalla mia parte

Scrivo questo post con la punta delle dita, perché parte delle cose successe sono scaturite da una chiaccherata con uno dei lettori autorizzati di questo blog. Potrei sperare che non legga mai il post, perché c’è una sola persona che può capire a fondo le mie reazioni ed è molto, molto lontana. Ma lo scrivo lo stesso perché è una delle cose principali successe nell’ultima settimana – oltre ad aver preparato gnocchi con ragù ieri mattina, pranzo epocale.
La scorsa settimana ho fatto il viaggio in treno rimuginando. Sono andata all’esselunga, dove ci siamo incontrati, e nel viaggio verso il bancomat gli ho raccontato cos’era successo. E ne ho pianto. In silenzio. Se non fossi stata con *lui*, avrei pianto molto di più, molto più a lungo. E lui mi ha consolata, mi ha abbracciata un po’ imbarazzato, dicendo « dai, non fare così », che nemmeno ora è abituato a queste mie reazioni del tutto inconciliabili con il carattere che mi si appiccica addosso. Mi ha un po’ consolata ma senza proferire parola, sull’accaduto; durante il racconto, lui ha cercato semplicemente di farmi vedere le cose da un altro punto di vista: « non dovevi scrivere quel post, è normale che sia stato frainteso, dovevi avere più tatto. ». Stiamo parlando di un post di un anno e più fa, un post che avevo scritto il primo giorno di lavoro, con molto impegno, cercando di essere divertente nel raccontare una situazione che mi metteva molto a disagio. Una situazione che per i primi due mesi, unita alle altre cose che gravitavano attorno al nuovo lavoro, mi ha fatto dormire un paio d’ore a notte e soffrire di crisi d’ansia con regolare frequenza orari e di cui non ho mai parlato a nessuno, ad eccezione di quel post. Io poi, quella notte, quella dopo la scoperta / il rimugino / il racconto / il pianto, sono stata male. Male come quando bevi un litro di candeggina; e non è stato per il cibo, e non è stato per nulla. E’ stato solo il modo della mia testa di buttare fuori tutto quello che si era tenuta dentro, il modo di ripagarmi per il non essermi sfogata piangendo. Perché *lui*, in macchina, ha detto « il tuo problema è che rimani troppo delusa dalle persone » ma lui non ha neanche idea di quanto sia tangibile e fisica, questa delusione. Che non è delusione per le persone, ma delusione per la delusione. Perché io non vorrei restarci così male, per persone che nemmeno conosco e che sono esseri umani, con i loro difetti e pregi, e quando mi rendo conto che non ci riesco, sono delusa dalla mia stessa delusione. E il giorno dopo sono arrivata in ufficio imbottita di zuccheri, con lo stomaco annodato e le ossa a pezzi e l’umore a terra e la rinnovata diffidenza per le persone che mi circondavano e mi sono sentita apostrofare da un collega sui presunti motivi della mia mattinata di assenza. E ci sono rimasta nuovamente male, più il male da risentimento, però. E quando gliel’ho raccontato, così, a dovere di cronaca per dare un motivo al mio non essere perfettamente di buon umore, *lui* mi ha detto « probabilmente lo hai frainteso, probabilmente non voleva dire niente ». E allora mi sono, e gli ho chiesto quando era il mio turno per avere un probabilmente dalla mia parte, per avere un commento come ad esempio « poteva risparmiarselo » o, nell’altro caso, un « è assurdo che abbiano tutti frainteso così tanto » e « sì, è ingiusto che di quel post personale abbiano fatto un cartello ufficiale », insomma, una consolazione che non suonasse un po’ come presa per il culo.

E adesso che ci penso *lui* ieri sera, durante un check-up della nostra relazione, mi ha chiesto se mi rispecchio nei post che scrivevo quando non stavamo bene, insieme, e io gli ho risposto di no. Però in un vecchio post, o in una cosa che un tempo ho detto a qualcuno, e che sicuramente ho detto a *lui*, ora che ho finito questo post, mi ci rivedo, un po’. Ogni tanto vorrei averti dalla mia parte. Anche se non ci credi. Perché io sono sempre dalla tua, anche quando sbagli, perché è anche questo, amarsi.

15 commenti

  • milo ha detto:

    sacrosanto. Se non puoi aspettarti un supporto incondizionato da chi dice di amarti, da chi te lo puoi aspettare?

  • efraim ha detto:

    Personalmente, non credo che amarsi sia anche questo, anche se non ho nulla da insegnare sull’amore.
    Però, già ch ci sono, generalizzo con un pensiero che mi è nato leggendoti: se, come i maschi, la maggioranza delle donne non pensassero che l’amore sia sostenere l’amato anche quando sbaglia (o anche solo quando non se ne vedono le ragioni), probabilmente ci sarebbero assai meno grandi uomini nella storia, ma ancor più probabilmente molti meno ancora grandi stronzi. (Credo non ci sia bisogno di dire che reputo te tutto il contrario di una grande stronza, ma nel caso ribadisco: per molti vesri t’ammiro proprio e per gli altri mi piaci o mi stai simpatica; anche per questo mi permetto di dissentire apertamente con te, nella stima e nel rispetto…)

  • anija ha detto:

    Il ragionamento non fa una piega. Però io alle volte, queste volte, soprattutto, che sia eticamente corretto o no, ho bisogno di una spalla che mi sorregga nel bene e nel male e la cerco nella persona più vicina.

  • efraim ha detto:

    Credo di capirti, umanamente, non sai quanto. Il punto è che credo che un@ buon@ compagn@ debba cercare di sostenerti nella buona e cattiva sorte, sì, ma aiutandoti come può a muoverti verso la migliore. Alle volte, non credo sia il tuo caso, è addirittura impossibile; in altri casi è difficilissimo riuscirci… L’importante, come sempre, è banalmente ma veramente provarci, anche se non sempre è da questo che si valuta un giocatore…

  • Claudia ha detto:

    Ho messo il post nei +Fav. per le ultime 3 frasi.
    Sinceramente, per come la vedo io, se ti amo e tu mi ami devi stare della mia parte, in modo spontaneo e ovvio. Ogni critica costruttiva o meno, ogni realtà o pensiero, si può risparmiare. Non è un fatto di darmela vinta o di mentire spudoratamente per farmi contenta!
    Io sul mio LUI voglio e devo poterci contare! Lui mi avrà sempre dalla sua parte, sbagliato o giusto che sia, perché come dici tu "amarsi è anche questo".
    Quando invece non trovo appoggio 9 volte su 10, rimango perplessa, triste e delusa. Su chi posso contare allora!?
    Vabbè, non so di preciso a cosa ti riferisci, ma ero rimasta un attimo colpita e ho commentato.

  • Allie ha detto:

    Amarsi è soprattutto questo. Sapere di non essere mai soli, sapere che anche se si sbaglia c’è qualcuno che non ti volterà mai le spalle, ma che sarà sempre al tuo fianco con una mano tesa e tanta comprensione…

  • rattodisabina ha detto:

    Il fatto è che le donne pur non celando il loro malessere quando cercano aiuto, odiano dover spiegare FINO IN FONDO le motivazioni che lo generano. Vorrebbero che noi uomini, con la nostra risaputa sensibilità e gentilezza d’animo ne cogliessimo il senso…

    direbbe Sordi: "…aho".

  • VenereBlu ha detto:

    Il mio LUI è sempre dalla mia parte, anche se sbaglio… e io dalla sua, anche se magari non condivido a pieno. Ma è amore, che ci possiamo fare?
    Mi sono particolarmente piaciute le ultime frasi…

  • Nervo ha detto:

    Io sono sempre dalla parte della mia signora, e non le lesino appoggio e parole di conforto, mai. Questo, quando ormai il "danno" è stato fatto; se, invece, ho la possibilità di farle notare per tempo che sta sbagliando (non perché io abbia la scienza infusa, ma solo perché, magari, ho un punto di vista diverso), non mi trattengo mai dal farlo, anche se ciò porta sempre, inevitabilmente a discutere.
    Se ami una persona, non le fai il cazziatone su ciò che non si può cambiare, ma su ciò che si può correggere, ogni tanto, sì.
    Mia moglie, sbollita la rabbia, solitamente in questi casi poi mi ringrazia

  • Lorenzo ha detto:

    Io credo che sul proprio patner bisognerebbe poterci contare sempre, nel senso che ascolti sempre quel che ho da dire… ma non credo che debba dire che ho sempre ragione: anzi, a volte, mi piace combattere e prendersi anche per la maglia e scuotersi l’un l’altro per farmi e per fasi capire e per crescere insieme.

  • anija ha detto:

    Uno che dica che ho sempre ragione sarebbe terrificante. Qua si parla di appoggio, non di ragione incondizionata.

  • she ha detto:

    Stronzate! Qui si sta parlando della persona che ti ama e se ti ama è anche perché, a mio avviso, ti rispetta. Gli piace come sei fatta, come ti rapporti con lui e col mondo. Io da questa persona, nei momenti di crisi, mi aspetto abbracci forti e solo una frase: "sono dalla tua parte!".

    E attenzione che essere dalla parte di qualcuno non significa dare comunque ragione, ma significa dire questo:

    "Ora non importa se la reazione dei colleghi sia stata giusta o meno. Non importa che tu abbia usato parole lievi o pesantissime. Non importa che il collega parlasse sul serio o scherzasse. Importa solo che tu sei qui, davanti a me, e stai male, perché comunque queste cose (giuste o sbagliate, reali o irreali che siano) ti hanno ferito. Se vuoi spiegarmi cosa ti ha fatto più male, io sono qui ad ascoltarti, altrimenti posso continuare a tenerti stretta in silenzio".

    Eventuali consigli su come è meglio comportarsi o come è meglio reagire per evitare di essere fraintesi si possono anche rimandare. Magari quando uno sta un po’ meglio… e riesce ad analizzare il tutto a mente fredda. Non si tratta di essere falsi o accondiscendenti, si tratta solo di capire che la persona che ami ha bisogno di te.

  • she ha detto:

    E comunque, per quello che può servire, so perfettamente cosa significa essere delusi dalla propria stessa delusione…

  • saruman ha detto:

    Eh si, anche a me non piace quando si cerca di giustificare gli altri senza pensare che, in quel preciso istante, basterebbe un guardarsi negli occhi e comprendere lo stato d’animo della persona che hai di fronte; serve poco, anzi pochissimo per sentirsi tutti e due sotto lo stesso cielo.

  • winter ha detto:

    Se penso al periodo della candeggina, dubito che esista qualcuno in grado di comprendere meglio di me. Se penso a quello che dici ora, che con il tuo lui hai saputo ricostruire, ti invidio, vi invidio, e spero che presto qualcuno invidi me

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