venezia

come l’altra volta, dal moleskine

Venerdì, 02 Settembre, pomeriggio

pag. 1 - clicca per ingrandireIncomincia tutto con un ritardo.
Il pullman. Io. Non lo so.
Ormai è una costante non sapere.
Non lo so, se partire o no.
Mi sto facendo troppe paranoie per uno stupido viaggio di due giorni.
Dovrei prendere questo moleskine, due vestiti, la mia coolpix e andare. Fanculo il resto.
Senza pensare alle persone che non conosco, senza immaginare già a priori scene deprimenti.

Venerdì, 02 Settembre, notte inoltrata

Breve, dall’autostrada.
Sono partita.
Né entusiasta. Né scontenta.
Vedremo.
Non so nemmeno io cosa mi aspetto.
Però Venezia dev’essere bella. Se nient’altro lo sarà, almeno resterà il mondo, a ricordarmi che qualcosa, di bello, c’è sempre.pag. 2 - clicca per ingrandire

Sabato, 03 Settembre, mattina

Notte agitata. Come tutte le notti. Almeno non ho sognato di cadere da balconi sabotati da vecchiette.
Stamattina però va molto, molto meglio.
Siamo in periferia di Padova.
C’è una tranquillità incredibile.
L’aria in un certo senso mi ricorda Bologna.
Però fa piacere notare che l’odore, nelle scale dei palazzi, è uguale in tutta Italia.

Sabato, 03 Settembre, notte inoltrata

Venezia è bella.
Bellissima.
Fin’ora, resta una delle città più belle che io abbia mai visto.

Però rimango triste. Come lo sono da un po’ di tempo. Per un motivo che non capisco. Non è sesso. Non sono gli uomini. Non è la gente. Non sono i luoghi.
Sono io.
Sono io, ma non so cosa.
Cosa cambiare, cosa aggiustare.

Sabato, 03 Settembre, mattina

La sveglia è saltata.
Guarderemo meno biennale
Ultimo giorno a Venezia, poi si torna a casa.
Boh.

Sabato, 03 Settembre, pomeriggio

pag. 3 - clicca per ingrandireBjörk.
Non c’è niente da dire.
C’è il tremare delle gambe.
C’è il batticuore.
C’è guardare uno sconosciuto e dire, sorridendo a vicenda,
It’s Björk!

Niente da aggiungere.

Domenica, 04 Settembre, sera

Viaggio di ritorno tra sogni agitati e confusi.
Tra mille pensieri, vecchie canzoni evocative, sguardi furtivi alle mani.
Quelle mani, sul volante, che vorrei sentire stringermi le spalle, appoggiarsi alle mie guance.

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