it’s björk!

Avrei potuto toccarla.
Ho sentito il rumore delle sue scarpe, o guardato gli occhi di sua figlia.
Tremavo.
Uno straniero mi ha guardata, abbiamo sorriso, e mi ha detto quasi ridendo, estasiato quanto me: « it’s björk! »
Sono tornata a casa pienamente e completamente felice.

So che sembra una stronzata.
Solo il vedere una persona non dovrebbe attivare un meccanismo così grande, dentro di me.
Però per me è come aver visto la bellezza. L’ho tanto cercata, ultimamente, per poter ritrovare un certo equilibrio rispetto a tutto quello per cui sono stata male. E non l’ho trovata. Se non a piccole dosi, se non negli alberi, nei cieli, nei fiumi. Questa volta è stato come, per un cercatore d’oro, trovare dopo anni di sole pepite, un’intera miniera.

Forse sono anche felice per il fatto di provare qualcosa per qualcuno.
Sono felice per essere riuscita, in un qualche modo, ad ambientarmi. Non sono socievole e non lo sono stata, ma ho fatto del mio meglio e non ho nemmeno faticato tanto. Dopotutto ero con persone splendide.
Sono felice di essermi immaginata, per l’ennesima volta, cosa potevo dire a questa persona. Con che parole potevo parlare, spiegare. E poi non l’ho fatto, come sempre. Non ne ho avuta occasione. E se ce l’avessi avuta, non so se l’avrei fatto comunque. « Sai, un anno e mezzo fa, o due, mi sono resa conto, una sera, che mi piaci. Non è ricambiato, non siamo nemmeno due persone che potrebbero stare insieme, però mi piaci. ».
E’ così facile. Mi toglierei un peso enorme. Mi risponderebbe « me n’ero accorto », la vita tornerebbe quella di prima, e io sarei un’angy con un peso in meno. Con una manciata di parole da dire, già dette. Sfoltendo un po’ il mucchio, delle cose da dire e fare.

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