la risposta a quello che vi siete sempre chiesti di me

perchè preferisco scaricare i film anche in qualità merdose da filmato amatoriale al cinema piuttosto che affittarli?
ecco.

riunitevi attorno al fuoco, amici miei, fatevi più vicino, tendete le orecchie alla melodia del mandolino, e io vi narrerò le gesta di angy nella terra del block(buster) e dell’oggetto più magico e misterioso di quei tempi, a lungo cercato: the cube, detto il cubo.

Correva il mese di maggio, la primavera aleggiava nell’aria e si stavano per celebrare le messi. Senza charyou tree però. E angy al block andò.
Voleva presentare il cubo ai suoi due amici. Aveva già incontrato il cubo altre volte prima di allora, in altre vite oltre a questa, ma quella sera un aura di magia avvolse il loro incontro. Vennero trasportati davanti al dvd, pronto ad accogliere il valoroso cubo nel suo cofanetto intarsiato, scolpito appositamente per quel momento, predetto e decantato in altri luoghi e in altri tempi.
clank.
click.
frrrrrrr.
frrrrrrrrrrr.
frrrrrrrrrrrrrrrrrrrr.

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Toccò il calcio di sandalo della pistola, quella che suo padre le aveva regalato tanto tempo prima, e calandosi il cappello sugli occhi per tenere lontana la polvere, entrò. Le occhiate furono furtive, e i movimenti fulminei delle pesanti giacche ancora invernali per scoprire le armi ben salde sulle anche. Ma non se ne curò e andò dritta al bancone, con l’aria di chi sa quel che fa.
“E’ illeggibile”
“Glielo cambio se desidera” miagolò la ragazza al bancone, certo non una bellezza, ma nella terra del block, niente era più una bellezza da … beh, da prima che il mondo andasse avanti.
“Grazie-sai, preferirei che venisse accreditato e poter tornare un’altra volta, a mente lucida”. L’erba canina di poco prima stava cominciando a dare i suoi frutti, e tutto diventava più leggero e colorato. Non era quello il momento di decidere il da farsi.

I mesi passarono, ma nella terra del block era difficile capire se erano minuti o anni.
La festa delle messi era ormai un ricordo, uno dei tanti.
In questi mesi, tra le tante cose, angy incontrò night e la voglia di possedere e ammirare nuovamente il cubo ritornò viva dentro di lei. Il cubo la chiamava, giorno e notte, e chiunque si trovasse sul vettore non poteva distogliere il pensiero da questo richiamo. Anche night lo sentì, e assieme al profumo di rose sentì un brivido lungo la schiena. Un presentimento? Angy era ormai troppo disillusa per credere ai presentimenti.
Tornarono al block, insieme. Lei gli insegnò come fumare l’erba canina, lui come intagliare una chiave da un vecchio tronco.
Ma il cubo li stava chiamando e anche se desideravno distrarsi e apprendere tutto cio’ che potevano dal loro fortuito incontro, accelerarono il passo. Arrivarono a destinazione.
Eccolo. Con il suo luccichio, bianco e blu. Scostarono lo strato d’oro di cui era ricoperto, un mero specchietto per allodole, e lo trovarono lì, semplice, pronto, famelico.
Ma prima di andarsene dal block controllarono, il dubbio che fosse un errore come la volta precedente era vivo dentro al loro cuore. E controllarono. Si fermarono, sotto la luna del medio mondo, illuminati solo dal chiarore dei campi che li circondavano.
Hard cash.
Sfoderarono le pistole, all’erta, aspettando chi li aveva tratti in inganno così facilmente, assetati di sangue come non mai. Qualcuno aveva sostituito il cubo con questo, ed ora c’era un duro conto da pagare. Per qualcuno.

E alla fine affittarono Giovanna la pazza, con Manuela Arcuri.

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