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del passaporto

Questa mattina in coda per il passaporto, ascoltavo le storie di chi aveva il passaporto con la foto di un altro, di chi l’aveva chiesto a gennaio, di chi aveva portato le foto dei figli ma non gliele avevano messe, di quelli a cui sostenevano di averlo spedito ma non era vero, di quelli che al momento del ritiro il passaporto scompariva. E io pensavo: anch’io, anch’io, per favore. Voglio avere la foto di qualcun altro, il nome sbagliato, voglio che lo abbiano usato come sottotazza e poi buttato e adesso è troppo tardi per farne uno nuovo, eh vabeh, non si può cavar sangue da una rapa, che devo dire? non partirò, parti tu da solo, ecco la mia parte di soldi, ecco la mia parte degli alberghi, ecco le guide che ho comprato, toh, visto che non mi servono, ecco le medicine e i bagnoschiuma, tieni, ti regalo anche la valigia se vuoi, mi spiace, ho fatto quello che ho potuto ma si vede che doveva andare così. E’ il mio turno, senza staccare gli occhi dal libro faccio scivolare sotto il vetro il foglietto del ritiro e un secondo dopo sto firmando con il passaporto nella borsa, ce l’aveva lì sulla scrivania.

delle frivolezze di mezza estate

Fa un caldo che veramente non se ne può più. Appena sono di fronte a un supermercato aperto entro a comprarmi un fantomatico condizionatore portatile, rimandare non ha senso. Tanto dico sempre che sì, è vero, conviene comprarlo a ottobre… ma poi me ne dimentico e allo tanto vale.
Intanto: il passaporto non è ancora sicuramente arrivato, dice la tizia che nemmeno controlla se è arrivato (…) vabeh. Jd l’ha fatto lo stesso giorno e a lui è ovviamente arrivato. E il fatto che dove sono andata io a farlo non c’era nessuno e dov’è andato lui c’era coda non dovrebbe essere indicativo, vero? Manca poi solo l’antitetanica ed iniziare con l’enterogermina. Stasera aperitivo di pre-addio alla stagista, poi casa. Dove per la cronaca ho stirato sei montagne di roba e [ rullino i tamburi ] riordinato la camera (ed è in ordine da più di una settimana, incredibile). Quando poi trovo un attimo questa settimana, faccio anche un salto all’ikea a comprare delle scatole e degli appendiabiti di cui non posso più proprio fare a meno.

delle cose che spaventano

Le fotografie ci sono, la marca da bollo anche, il bollettino è pagato. Domattina quindi mi sveglierò presto per andare a fare finalmente il passaporto sperando non ci siano ulteriori intoppi. Questa giornata strana finisce qui, dopo gli episodi di pazzia alle poste e in panetteria che mi hanno scossa quanto bastava. Stasera avrei potuto stirare, sistemare questa specie di scenario apocalittico che è la camera, cucinarmi qualcosa. Invece sono stata sdraiata dalle sei ad adesso per finire un libro, ché tanto costringermi a fare faccendo di casa quando sono di questo umore porta sempre solo a pulire piccoli pezzi in maniera troppo maniacale. Stando in disparte, parlando con poche persone ben selezionate, evitando di uscire se non necessario, tenendo sempre la bocca in questo accenno di sorriso me ne sto bene, tendo a dimenticarmi quanti tipo di persone ci sono lì fuori. I pazzi, gli stupidi, quelli buoni e quelli no, quelli che sanno di esserlo e quelli no. Quando entro in contatto in così pochi giorni con un numero elevato di questi elementi inizio ad aggirarmi, come oggi al ritorno dalla posta, assorta e confusa, come se qualcosa non tornasse. Cerco sempre il movente, dimenticandomi che uno stupido non ce l’ha. Non so se da chinaski, ma ho letto un post di qualcuno che per tanto non aveva creduto alla stupidità, aveva sempre motivato con un « fa così perché » e via di seguito. Io lo faccio ancora, e fatico non poco a impormi, ogni volta, di mollare l’osso e accettare, semplicemente, che molta gente ha qualcosa che non va, che molta gente ha talmente tanto che non va da arrivare a far paura e rimpiangere di esserne venuti a contatto. Che questa gente va ignorata e scansata il prima possibile e non compatita, o aiutata, o scusata, anche perché la stupidità è la risposta facile alla vita. Ora vado a dormire. Domani il mondo sarà pieno della stessa percentuale di persone così. Forse tra qualche anno ne conoscerò una normale, è un evento che capita, di rado, ma capita. E ne giorò in quel momento, ma per ora non mi preoccupo.