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delle cose che spaventano

Le fotografie ci sono, la marca da bollo anche, il bollettino è pagato. Domattina quindi mi sveglierò presto per andare a fare finalmente il passaporto sperando non ci siano ulteriori intoppi. Questa giornata strana finisce qui, dopo gli episodi di pazzia alle poste e in panetteria che mi hanno scossa quanto bastava. Stasera avrei potuto stirare, sistemare questa specie di scenario apocalittico che è la camera, cucinarmi qualcosa. Invece sono stata sdraiata dalle sei ad adesso per finire un libro, ché tanto costringermi a fare faccendo di casa quando sono di questo umore porta sempre solo a pulire piccoli pezzi in maniera troppo maniacale. Stando in disparte, parlando con poche persone ben selezionate, evitando di uscire se non necessario, tenendo sempre la bocca in questo accenno di sorriso me ne sto bene, tendo a dimenticarmi quanti tipo di persone ci sono lì fuori. I pazzi, gli stupidi, quelli buoni e quelli no, quelli che sanno di esserlo e quelli no. Quando entro in contatto in così pochi giorni con un numero elevato di questi elementi inizio ad aggirarmi, come oggi al ritorno dalla posta, assorta e confusa, come se qualcosa non tornasse. Cerco sempre il movente, dimenticandomi che uno stupido non ce l’ha. Non so se da chinaski, ma ho letto un post di qualcuno che per tanto non aveva creduto alla stupidità, aveva sempre motivato con un « fa così perché » e via di seguito. Io lo faccio ancora, e fatico non poco a impormi, ogni volta, di mollare l’osso e accettare, semplicemente, che molta gente ha qualcosa che non va, che molta gente ha talmente tanto che non va da arrivare a far paura e rimpiangere di esserne venuti a contatto. Che questa gente va ignorata e scansata il prima possibile e non compatita, o aiutata, o scusata, anche perché la stupidità è la risposta facile alla vita. Ora vado a dormire. Domani il mondo sarà pieno della stessa percentuale di persone così. Forse tra qualche anno ne conoscerò una normale, è un evento che capita, di rado, ma capita. E ne giorò in quel momento, ma per ora non mi preoccupo.