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l’avvocato delle cause perse

Parto in quarta con le spiegazioni, parole, parole e parole e mi strapperei le dita a morsi; ricaccio indietro le lacrime mentre la tentazione di farlo è fisicamente tangibile, mentre mi strappo pezzi di unghie e di pelle e digrigno i denti. Perché mi detesto, perché ogni mattino, ogni minuto, ogni secondo, ogni volta mi ripeto nient’altro che « lascia perdere », nient’altro che « non discutere », perché anche se adesso sembra che lasciare questo mucchietto di parole incomprese sia una cosa orribile e inconcepibile, tra poco, tra un po’, me ne dimenticherò e quindi vedi che lo so, che discutere è inutile?
Ma non riesco a bloccarmi, è una dipendenza fisica con reali crisi d’astinenza, quella da discussione.
E ha sempre avuto ragione mia madre a chiamarmi avvocato delle cause perse.