del karma

Premessa: come l’anno scorso c’era il poker, quest’anno ci tocca la birra, per la serie ho sposato la persona più mainstream del pianeta. Qua a Milano di colpo i birrifici sono diventati posti strapieni e sono spuntati ovunque negozi e locali di birre artigianali. A me la birra artigianale fa schifo; a me piacciono quelle da supermercato: menabrea, budweiser, quelle che dissetano senza troppo impegno insomma. Queste birre con troppo care, con troppo sapore, troppo lievito, troppo spesse, che ti sembra d’aver mangiato uno stinco di maiale quando le finisci non mi piacciono. Sabato mattina discutiamo in macchina su dove andare domenica sera, lui propone questo locale di birre, io mi arrabbio, lui mi assicura che ci sono anche birre normali, dico ok.
Domenica sera siamo al locale. Non c’è traccia di birra normale in giro. Nervoso. Arrivano i menu: “non si fanno conti separati” capeggia in prima pagina e già ho voglia di andarmene. Prendono le ordinazioni, chiedo controvoglia una Coca Cola: non ce l’hanno. Mi trattengo. Prendo dell’acqua (che poi pagherò 2€) e sono già oltre il limite dell’incazzatura. Prendiamo da mangiare, poi jd mi chiede se voglio dividere una piadina. Ok, gli dico. Scegli tu, mi dice. Scelgo quella con il cuor di malga, un formaggio che non ho mai assaggiato ma, se la logica non è un’opinione, malga = baita (in trentino mi pare), quindi formaggio puzzone: perfetto, visto che jd odia i formaggi così. Arriva la piadina, il formaggio è più forte di un gorgonzola andato a male da un decennio. Lui non mangia niente, io assaporo la mia metà di vendetta nonostante sia rivoltante. Torniamo a casa.
E io passo la notte sveglia a vomitare formaggio. Karma.

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