dell’essere pazzi

E’ fine mese di un mese che dire stressante è dire niente. Le spese sono state più che sotto controllo, grazie al nuovo foglio di lavoro compilato puntualmente ogni settimana da brava paranoica.
E sono avanzati dei soldi.
E io sono stressata, stanca, nervosa e triste.
E ho una carta di credito ricaricabile.
E conosco un sacco di siti di shopping online.

Io mi vergogno anche solo a pensare quanto ho speso e l’inutilità delle cose che ho comprato: metterò mai una jumpsuit con tutti i colori dell’arcobaleno? no, la risposta è no.
Però in effetti sto meglio.

4 commenti

  • efraim ha detto:

    Ma che strano: ho sentito parlare di feticismo della merce (filosofico) o shopping consolatorio (pubblicitario), ma sono fenomeni che non riesco a spiegarmi. Oddio, anche io se voglio premiarmi alle volte mi compro qualcosa (un disco di musica favolosa e rara, una boccia di vino da decantare a lungo prima d’esser assaporato…), non molto, sinceramente, ma è una cosa che faccio e di cui capisco i meccanismi. Non capisco però il meccanismo quando si è tristi o nervosi; nel senso, a me una cosa può contribuire a abbellire un momento bello, potendola godere, ma non ne conosco nessuna – be’, forse certe droghe che però non uno e mi sembrano cose diverse – capace di tirarmi su se sono triste, nervoso, frustrato. Non che mi senta particolarmente maturo, anzi, per questo – mio figlio ha quattro anni e non è particolarmente maturo per la sua età e, se è sereno o tranquillo, la promessa di qualcosa si bello o buono lo motiva e incentiva e riceverla lo fa felice molto di più che quando è triste; anzi, se è davvero giù, puoi dargli anche quel che ha sempre desiderato che lo sbatte via, non gli interessa più, non ne vuol sapere. Non c’è nessun giudizio etico, è solo che non capisco bene cosa ci si possa trovare. Dev’essere una cosa più femminile, mi pare, questa di comprar roba (ma anche di mangiare vasche di gelati ipercalorici come pubblicizzato nei telefilm per ragazze single e frustrate con protagoniste sull’anoressico che non si capisce come metabolizzino tutta quella roba a piedi nudi sul divano con l’apprezzabilmente intensa attività di raccolta fazzoletti dal tavolino – forse i grassi in eccesso li soffiano dal naso; comunque non è questo il discorso) per colmare vuoti interiori quando si è tristi, che sarei proprio curioso di capire da dove scaturisce (senza per questo voler affatto vedere una superiorità maschile, ché non si capisce cosa ci sia di più maturo a mettersi a farsi sanguinar le nocche a furia di pugni contro il muro, la quale mi pare esser la pratica più diffusa in tali circostanze). Secondo te cosa c’è di gradevole? Come fai a sentirti meglio a comprar roba a tuo dire inutile? Cos’è una jumpsuit?

  • anija ha detto:

    Tu, nel tuo caso, parli di “premiarti” con degli oggetti. Ma in questo caso l’oggetto poco importa, tanto più che non ne ho ancora nessuno – sono tutti in spedizione, alcuni arriveranno tra un mese.
    E’ proprio l’atto del comprare, scegliere, valutare, decidere, che nel mio caso riesce a distrarre completamente i pensieri e a darmi quel tanto di tempo sereno che basta per uscire dalla tristezza e, una volta fuori, poter stare un po’ meglio.
    Una jumpsuit è una tuta

    • efraim ha detto:

      Bella la jumpsuit, sembra un abito africano che si è calato un acido: vederne una in giro deve suscitare allegria, basta forse che chi la indossa non si senta ridicolo…
      Ah, capisco, è che a me proprio comprare non piace: se devo prendermi dei pantaloni, entro in un supermercato e ci sto male se ci metto più di cinque minuti a trovarne della mia taglia e che mi stiano addosso in modo da farmi sembrare uno chiunque; ma anche per le cose che mi piacciono, diciamo della musica: voglio quella e vado a prenderla, il giorno che ne cerco altra non sfoglio cataloghi in vendita, ma guardo cosa c’è nei posti dove di solito danno musica che mi piace e poi, se proprio una mi entusiasma, vado a comprare di nuovo proprio quella. Quando mi tocca sfogliare le cose in vendita, cerco di cavarmela in fretta.
      Per tirarmi su guardo le stelle, le nuvole, gli alberi, gli uccelli, guardo un film ma più spesso ascolto musica per me strabiliante e che mi tocca anche quando son chiuso nel mio dolore, leggo qualche pagina, provo a scriverne, cose così…

  • Glendra ha detto:

    Ma che bello sto jumpsuit! Comunque comprare cose, coccolare l’idea con la mente di “comemistaranno” è una shop terapia con tanto di attestato!;)

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