degli inverni dell’umore
Non faccio foto, non posto, non esco. Attendo un meritato weekend di riposo a Firenze sperando vada meglio degli ultimi fine settimana e ci sia qualche momento per staccare da qualunque cosa e rilassarmi. Senza pensare a siti da finire, a lavoro e fuori da lavoro, contratti da firmare, partite iva da consolidare, pulizie e mobili da montare. Aspettando una routine che fatica ancora un po’ ad ingranare, con spazi e tempi ancora poco delineati. Va tutto più in fretta del solito e io sono intorpidita dall’inverno precoce, avvolta nei miei nuovi guanti di pelle mentre indugio nella scelta su quale sciarpa abbinare con quale giacca ogni mattina. Mi sento un po’ fuori da tutto, e questa non è una novità; mi sento parecchio incompresa da chi dovrebbe, e questa non è forse una novità ma un’amara presa di coscienza.
2 commenti
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efraim Palpitante… forse perché quando faccio fatica a scrivere, lo faccio a spasmi.
Sei un tesoro e, visto che tutto è mercificato, tieni conto di questa metafora monetaria: la prossima bolla speculativa che esploderà sarà quella delle obbligazioni (e forse allora sarà già troppo tardi). Se questa non è poesia, non siamo d\’autunno.
Comunque, quando sei laconica la tua scrittura si fa molto palpitante…