delle manifestazioni e della mia vita

Mio padre è del ’38, mi madre è del ’48. Loro, nel ’68, avevano 30 e 20 anni. Del ’68 abbiamo visto fiction, letto libri, guardato film. eppure non ho mai sentito i miei parlarne, né ho mai intravisto in loro qualche attinenza con quegli eventi. Mi sono sempre chiesta come mai; insomma, erano negli anni giusti, certo non abitavano a Torino o Milano e all’epoca la differenza tra le grandi città e i dintorni era indubbiamente più sentita, ma così tanto? Non capivo, non me ne capacitavo. E adesso è da un po’ di giorni che ci penso. Stamattina, il mio problema più grande è che non riesco a ordinare il copripiumino perché non mi accetta la carta di credito. Penso a questo mentre leggo questo articolo e sento i cortei che passano qua sotto e penso a come qualche giorno fa mentre gli studenti invadevano pacificamente stazione Cadorna io a 100mt di distanza in linea d’aria sceglievo cosa prendere alle macchinette del caffè e parlavo di scarpe. Sono estranea a tutto questo in un modo così totale che fa quasi impressione, e allora capisco come dovevano esserne estranei i miei genitori. La politica mi interessa e lo spirito combattivo l’ho sempre avuto, ma la mia vita e le sue piccole cose, il lavoro, la casa, il treno, i weekend, vengono prima di tutto questo.

11 commenti

  • Silvietta ha detto:

    stavo pensando esattamente le stesse cose cinque minuti fa, guardano le foto dei cortei a Pavia e qui a Milano. E pensare che io sono in effetti ancora una studentessa universitaria, anche se ormai, lavorando full-time, vado in facoltà solo per dare (gli ultimi) esami

  • anija ha detto:

    non so se è lo stesso anche per te ma a me sull’immediato viene l’istinto di vergognarmi, per dare così tanto peso a me e poco al mondo. Poi rinsavisco e mi dico: se non fosse così, saremmo tutti lì a far cortei e proteste e non si vivrebbe più. Però l’istinto c’è. Cosa non fanno alla psiche umana 25 anni di indottrinazione alla società…

  • abigaille ha detto:

    inevitabile riflettere stamattina, anche io passando ad un’altra realtà, differente da quella scolastica, mi sono trovata ad avere altre priorità, la mia vita prima di tutto… però ora mi trovo a interrogarmi se in effetti, la mia vita, sia veramente così estranea a queste problematiche.

    se tutto questo fosse solo un campanellino d’allarme, le cui conseguenze potrebbero riflettersi anche sulle nostre realtà.

    non inizia forse tutto dalla scuola? quello che è successo ieri è di una gravità incredibile… come possiamo pensare che questo sia così distante da noi? domanda che pongo prima di tutto a me stessa. a volte temo che questo sia solo il principio, e che la storia, come al solito non insegna nulla

  • ••FLUK•• ha detto:

    … e se il distoglierci da cose come queste e arrotolarci sulle piccole quotidianità personali fosse proprio il segno della vittoria di chi vuole ridurci tutti a innocui consumatori e obbedienti lavoratori?

  • anija ha detto:

    ••FLUK•• ma magari siamo noi stessi, a volerci "ridurre" così, perché semplicemente certe persone non nascono con il desiderio di cambiare il mondo ma solo di viverselo, per sé, al meglio?

  • efraim ha detto:

    è davvero strano quell’articolo: di cose del genere ne ho viste succedere tante, e pure peggio; ma riportate in modo così verace su un grande giornale è una cosa rarissima e molto bella.

    A parte questo, il problema è che la realtà che ti sta attorno ti riguarda  molto di più di quanto non ci vien fatto pensare e che, se non te ne occupi, è molto peggio per te. Non solo e non tanto perché ti fai fregare insieme al mondo, senza neanche poterti dire che almeno c’hai provato, ma soprattutto perché così sei e diventi più infelice che ad aprirti e a darti agli altri. L’egosimo è il male peggiore per il nostro interesse egoistico.

    Anzi, questa la scrivo…

  • anija ha detto:

    come si può non chiedersi se questo non è solo l’inizio di qualcosa di più grande? Ma tanto in un modo o nell’altro, queste cose succedono e non si possono fermare perché la storia non insegna ed è un dato di fatto.

  • Di ha detto:

    Bhe, i miei nel 68 avevano entrambi una trentina d’anni e non hanno mai manifestato, esattamente come i tuoi. Non tutte le persone sono uguali. No, non fa impressione il fatto che tu sia estranea alla cosa anche se ti interessi di politica. Prendi meno incazzature di quanto possa immaginarti.

  • Jules ha detto:

    Secondo me è perfettamente normale e naturale il fatto di sentirsi estranei a questi fatti. Non fanno parte della tua vita di tutti i giorni, e se ti trovi davanti il corteo che ti blocca la strada al massimo pensi che ti stanno facendo ritardare al lavoro. Io invece ci sono in mezzo, alla protesta di questi giorni: non ho partecipato ai cortei, ma alle assemblee si. Tutta la faccenda mi tocca da vicino, mi angoscia e mi fa imbestialire… Non hai idea di quanto. Ma non per questo pretendo una reazione simile anche da chi è solo marginalmente coinvolto.

    Anzi, mi sembra che tu ti faccia fin troppi scrupoli, rispetto alla maggior parte delle persone! Io spero sempre che persone come te, dotate di coscienza civile e "spirito combattivo", pur non partecipando attivamente alla protesta, contribuiscano a diffondere una corretta informazione, visto che (fino a questo articolo) i media sono stati decisamente di parte (avversa, s’intende). Se vuoi, e c’è occasione, magari ne parliamo a voce tra una decina di giorni

  • anija ha detto:

    spero avremo anche cose più divertenti di cui parlare (anche perché temo un po’ discorsi, se vogliamo, politici, in mezzo ai blogger. io sono un po’ … controcorrente :D)

  • IlMale ha detto:

    Da noi si combatte, quando si ha da perdere direttamente. 

    Non é innaturale, che tu abbia fatto e pensato ad altro, si é fatto molto per  attutire, disintegrare direi, anche solo l’idea che quello che colpisce quello affianco a me potrebbe colpire me domani.Non esiste una "solidarietà" vera, almeno in Italia, esempio il tranviere sciopera? "fancazzisti" é quello che si sente, pronunciare di più dai pendolari irritati e in ritardo,  poi quando toccherà a chi ha pronunciato la frase, si incazzerà,  e si lamenterà perché nessuno lo calcola mentre sta con quel piccolo cartello a fare una protesta inudibile, perché troppo pochi di numero. 

    Gli studenti hanno armi in più, il numero, l’età in media, e un diverso "tempo", anche mentale forse.

    Se fossimo altrove mi viene in mente la Francia, al sollevarsi di una parte per dei diritti, si sarebbero potuti  muovere meccanismi per i quali potremmo essere tutti in piazza,perchè quello che colpisce una categoria, arriva di riflesso anche agli altri ma c’é differente concetto di stato, e in parte anche di società, Ovvero che lo stato sono anche io, e la società sono tutti ed é di tutti.

    La differenza é che nel 68, la politica cavalcava la tigre qui, dividendo spezzando e provocando ferite terrificanti, che si sono ripercosse per molti anni, e comprendo chi come anche mia madre stava alla larga, dietro le iniquità da combattere c’era un’ altra guerra.

    Oggi guardacaso non si muove in realtà foglia, da parte di chi (i sindacati) sarebbe preposto quantomeno a organizzare la possibiltià di portare anche "gli altri" in piazza, ( i genitori che perderanno il tempo pieno a scuola dei figli ad esempio lavorano altrove..).

     Oggi non c’è nessuna guerra da combattere dietro, solo una protesta per qualcosa di malfatto e ridicolo, Ma era tanto che qui da noi non si vedeva muoversi così massicciamente, gli studenti, che di solito approfittano per fare altro, forse qualcosa sta cambiando.

     

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