delle lettere al mio subconscio

Vorrei dire al mio subconscio una cosa, e magari vedendola nero su bianco la capisce. Proviamo. La cosa da dire, il messaggio in bottiglia, è « ho capito la lezione ». L’ho capita, davvero, adesso fammi sognare altro. Che so, fammi sognare i miei soliti gialli polizieschi, o le mie solite storielle fantasy. Fammi sognare il lavoro, il traffico, ache gli incubi su palestra e pigiami vanno bene. Solo quello. Basta con questi sogni lucidi che mi ricordo perfettamente nel dettaglio ogni mattina; basta con quella faccia; basta con quella stessa storia all’infinito, ogni volta cambiata nel dettaglio ma alla fine sempre la solita; ho capito, ho capito come va la storia e ne ho capito la morale dietro (non che ci volesse un genio, eh). Non ho nessuna intenzione di riviverla nella realtà, cascasse il mondo, per nessun motivo, quindi ok; so che ti sto a cuore, caro il mio inconscio, ma forse – forse – mi sottovaluti un pochino. Ieri in un post leggevo della faccenda che solo cinque persone possono crearci problemi nella vita, poi, per le altre, "non c’è trippa per gatti". Ecco, sì, io evidentemente sono un pochino più lenta e altro che cinque, ma almeno posso dire che una persona può cearmi problemi cinque volte nella vita, poi basta per quella persona. Quindi sì, ci rivediamo, ci riproviamo, poi c’è il solito comportamento da parte sua, l’umiliazione, lui che dice è meglio di no, io che piango, e nemmeno so perché visto che sono pienamente d’accordo con lui. La so a memoria. E giuro, mai più. Nemmeno se arrivasse qua con un certificato firmato da tutte le divinità venerate sulla terra che attesta che è cambiato e che è diventato la-persona-perfetta, nemmeno in quel caso vorrei concedergli un altro secondo del mio tempo. Quindi è tutta fatica sprecata. Da questa notte, solo i cari vecchi incubi da romanzetto economico.

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