dell’asetticismo

Dopo l’aperitivo sulla terrazza allestita benissimo [cit.] offerto dal signor Martini, torno a casa, in ritardo come ogni sera. Il tizio seduto davanti a me sul treno è proprio il mio tipo; odora di dopobarba, fortissimo, e la barba è tagliata come piace a me e gli occhi sono vivaci; scende alla mia stessa stazione, e scompare. Io salgo in macchina, felice di scoprire di non aver lasciato la radio accesa, vengo a casa. Leggo qua e là, apro gmail – ché nonostante tutto, nonostante avergli detto di non rispondermi, e averglielo poi ripetuto con annesse parole sferzanti, diciamo – nonosante tutto io guardo, cancello spam, anche quello da facebook e scrivo questo post. Ora laverò piatti, sistemerò la cucina, poi un bagno caldo e poi le due nuove puntate del dr. House. Una sera di quelle giuste, come  vorrei fossero ognuna. Senza msn, o chat varie, senza parole buttate al vento che persone troppo lontane, o che non conoscerò mai, o che van bene solo finché son dietro uno schermo. Senza dubbi, senza pensieri rimuginanti, senza passi da fare, possibilmente falsi. Solo me e il silenzio e il bianco di casa mia.

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