degli ospedali e delle visite

Venerdì è stata la giornata della mutua. Prima, elettroencefalogramma in ospedale; i risultati arrivano venerdì e la dottoressa si è rivelata decisamente gentile facendomi sapere che per comodità, potevano tranquillamente mandare i risultati all’ospedale vicino casa mia (a saperlo prima mi risparmiavo un bel viaggio). Poi ho portato la vecchia radiografia al dentista, che mi ha informato che il dente del giudizio da togliere è in una « posizione molto critica » e ha iniziato a parlare di TAC e problemi; ho avanzato un timido « magari però in due anni s’è spostato »; ho fatto quindi mezz’ora di coda per prenotare la nuova panoramica e sentirmi dire, mentre lanciavo il bigliettino del numero contro il vetro dello sportello e imprecavo, che lo sportello unico prenotazioni e pagamenti è finto e quello avrei dovuto pagarlo e prenotarlo da un’altra parte. Verso sera sono andata dal sostituto del mio medico di famiglia (che tra ferie e suoi impegni improrogabili ho visto solo una volta, per la serie « sempre disponibile ») a far vedere le lastre lombari e sentirmi dire che è meglio se faccio la visita ortopedica in un buon centro (suggerito Vigevano), vista la situazione « critica », perché pare non sia normale avere irregolarità alle vertebre alla mia età e senza motivi precisi. Io, comunque, ogni volta che mi trovo sola a perdermi in ospedali che sono peggio di labirinti, a non capire dove pagare, quando prenotare, se bussare o aspettare – come cavolo fanno gli altri a saperlo? – e ad ascoltare e sorridere ai vecchietti che si tirano su il morale a vicenda sugli ascensori dicendo cose tipo « anche lei così giovane è in ospedale, non solo noi vecchi », tutte queste volte ho la tentazione di sedermi e mettermi un attimo a piangere, per sfogarmi. Forse è per questo che non ci sono panchine o sedie nemmeno lungo corridoi infiniti.

Per chi se lo sia chiesto e me l’abbia chiesto in passato: sì, ultimamente parlo spesso di visite. Ma sono quasi tutte di routine e dovute ad un accumularsi di cose da controllare che non ho avuto modo di fare in passato perché, per quanto la sanità sia pubblica e io sia tutta la vita che ne pago le tasse, fino a poco tempo fa questa trafila di visite, no, non me la sarei potuta permettere.

4 commenti

  • chiara ha detto:

    giovedì sono entrata in pronto soccorso alle 17… sono uscita da li alle 00. e qualche cosa… sai chi erano gli unici che attendevano? io e un bimbo di 1 anno, ol col ginocchio rotto lui con 41 di febbre… nessun 11 settembre si era scatenato… semplicemente tu stai li, seduta da qualche parte e attendi..nessuno ti dice niente… in realtà la gente finge di sapere dove andare, pagare, aspettare, bussare… trottolano in giro, solo lo fanno con piu nonchalance!!!

    in tutto questo io odio perdere il mio tempo in ospedale ed essere sballottata di qui e di li senza una chiara indicazione…ecco perchè di solito lascio perdere….
    in bocca al lupo….

  • gmz ha detto:

    fortunatamente non ho mai avuto bisogno di ospedali e pronto soccorso, ma posso assicurare che se dovessi averne bisogno non saprei neanche da dove iniziare…

  • saruman ha detto:

    brutta storia gli ospedali…
    mi son trovata il fegato un pò "rottamato" dopo aver aspettato ben 6 anni dalle ultime analisi… e avevo l’impegnativa datata 20 marzo 2006!!!!

    Buona fortuna

  • Stefano ha detto:

    Vabbe’ è anche vero che oggi nessuno si azzarda a fare una diagnosi se non ha un referto davanti.
    Li conosco pure io gli ospedali, son posti dai quali si vorrebbe solo scappare. Davanti al costo in UK di una visita generica (350._ GBP) continuo a preferire il nostro SSN.
    Ad ogni modo, in bocca al lupo.

Rispondi a chiara Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.