delle giornate che volano in fretta
Dunque, ricapitolando. Ieri sera, poco dopo le 8, dopo una cena frettolosa, jd era pronto per prendere la macchina e andare in sala prove. Lo accompagno sotto in garage a prendere il navigatore dalla mia approfittandone anche per spostarla di sopra e mettere la sua al coperto, povera. Apro il garage ed è vuoto. Non è nemmeno la prima volta che succede, ma sicuramente è la prima volta che ci metto un minuto abbondante di silenzio e sguardi stupiti perché proprio non ricordavo dove accidenti poteva essere; che posso capire un foglietto, le chiavi perfino, ma dimenticare dove si è messa una macchina, un’autovettura di quasi una tonnellata, dai, è veramente da imbecilli. Mentre ripercorrevo i minuti della mia vita a ritroso cercando di ricordare l’ultima volta che avevo appoggiato le mani al volante cominciavo a preoccuparmi del numero di giorni che stavo passando. Morale: sabato sera l’ho lasciata in stazione, e lì è rimasta – con me beatamente convinta fosse invece al sicuro e al caldo in garage – fino a mercoledì sera. Abbiamo riso da casa fino alla stazione. Stamattina, dopo un po’ di giri (commercialista, ospedale per radiografia) abbiamo preso il treno per arrivare a milano. Ho appoggiato gli occhiali al lavandino del bagno e lì sono, presumibilmente, ancora. Quindi. Non ho idea di cosa ho scritto perché non vedo lo schermo.
4 commenti
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per me è routine! dimentico la macchina ovunque, ma tu mi hai battuta a sto giro!
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carino il tuo blog…complimenti…ehm seti può consolare io devo sempre tornare indietro piùdi una volta per assicurarmi di averla chiusa…equalche giornofa l’ho lasciata aperta…
Si chiamano "effetti collaterali dell’essere innamorati"
ah, scusa, dicevo:
Si chiamano "effetti collaterali dell’essere innamorati"