delle giornate che volano in fretta

Dunque, ricapitolando. Ieri sera, poco dopo le 8, dopo una cena frettolosa, jd era pronto per prendere la macchina e andare in sala prove. Lo accompagno sotto in garage a prendere il navigatore dalla mia approfittandone anche per spostarla di sopra e mettere la sua al coperto, povera. Apro il garage ed è vuoto. Non è nemmeno la prima volta che succede, ma sicuramente è la prima volta che ci metto un minuto abbondante di silenzio e sguardi stupiti perché proprio non ricordavo dove accidenti poteva essere; che posso capire un foglietto, le chiavi perfino, ma dimenticare dove si è messa una macchina, un’autovettura di quasi una tonnellata, dai, è veramente da imbecilli. Mentre ripercorrevo i minuti della mia vita a ritroso cercando di ricordare l’ultima volta che avevo appoggiato le mani al volante cominciavo a preoccuparmi del numero di giorni che stavo passando. Morale: sabato sera l’ho lasciata in stazione, e lì è rimasta – con me beatamente convinta fosse invece al sicuro e al caldo in garage – fino a mercoledì sera. Abbiamo riso da casa fino alla stazione. Stamattina, dopo un po’ di giri (commercialista, ospedale per radiografia) abbiamo preso il treno per arrivare a milano. Ho appoggiato gli occhiali al lavandino del bagno e lì sono, presumibilmente, ancora. Quindi. Non ho idea di cosa ho scritto perché non vedo lo schermo.

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