delle visite e dei suicidi scomodi

Devo andare a fare questa visita. Sono imparanoiata come solo io so esserlo in situazioni assolutamente prive di ogni ansia; sono qui che penso a cosa sia meglio: non trovare niente o trovare qualcosa di poco grave, e opto già per la seconda visto che la prima non spiegherebbe il male. Parto con l’idea di prendere mezza giornata di ferie – visto che non abbiamo i permessi a ore – salvo poi scoprire fortuitamente all’ultimo che essendo una visita medica posso prendermi le ore che mi servono e segnarle come malattia. Quindi esco dall’ufficio durante il pomeriggio, non al limite ma con il tempo giusto salvo ritardi enormi dei treni. Arrivo in stazione e dopo i primi 5 treni non miei incomincio a scocciarmi, mi sposto verso la mandria di persone per scoprire che c’è il suicida del mese, proprio stasera e proprio sulla mia linea. Oh, ditemi che sono troppo cinica, ma io non riesco a non pensare che poteva tagliarsi le vene, prendere dei medicinali, farlo in qualsiasi altra maniera. Arrivo a casa giusto in tempo per arrivare in ritardo alla visita, saltando ovviamente spesa, richiesta di moduli Avis e tutto quanto altro avrei dovuto fare. Mi prescrive esami del sangue e via di seguito, sostiene che una cosa sia meglio dell’altra che preferisco, fa domande che potrebbe tenere per sé e mi prende 70€. Vado diretta al mio studio medico convinta sia mercoledì invece è martedì e la mia dottoressa non c’è, il solito gentile associato mi fa le prescrizioni che mi servono per andare a fare questi esami giovedì mattina e me ne vado. Domani mi toccherà prendere appuntamento e andare da lei a farmi prescrivere qualche esame per capire cosa c’è che non va e trascino da troppo tempo. Un’ottima settimana, direi. Amo, amo i medici. Sìsì.

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