dei venerdì che lasciano il posto ai weekend (ed alle riflessioni di fine settimana)

Sono nervosa quanto prima; sul lavoro, nella guida, al supermercato. Impreco al telefono con un amico perché le due macchine ferme davanti fanno a gara a chi è il più coglione e lui mi chiede se questi lati di me li ho già resi noti ad alcune persone; gli dico di no, che l’unica volta che l’ho visto ed ero nervosa non smettevo di sorridere, più del solito, che è già una media altissima. Il fatto è che non è cambiato niente; fuori lo schifo è rimasto lo schifo – anche se ogni tanto un po’ meno, forse perché io sorrido di più e l’altra sera per strada una mi si è avvicinata e si è offerta d’accompagnarmi dove dovevo andare solo perché mi ha vista con una cartina in mano – però fondamentalmente è sempre schifo. Dentro è rimasto tutto uguale; penso alle stesse cose appena ho la testa abbastanza libera per farlo, vado sugli stessi siti ogni giorno a cercare una conferma di cui non me sbatte assolutamente un cazzo e mi sento ancora inadeguata, insicura, sbriciolata e diffidente verso qualunque cosa, e quel che peggio è che sono certa di esserlo a ragione. Però poi ci sono i momenti in cui sorrido, e sorrido tanto, e a quanto pare occasionalmente si nota. E’ che io, per stare in questo stato qua, questo esatto momento, prima che tutto prenda il corso che hanno le cose in questa vita che porta tutto al macero, ci metterei la firma, per quanto complicato sia, perché è bellissimo.

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