della prima metà della mezza settimana bianca

Siamo partiti con calma, siamo arrivati a destinazione all’una del pomeriggio, e appena scesa dalla macchina, dopo circa un passo, ho trovato un euro incastonato nel  ghiaccio; da lì ho iniziato a saltellare come una cretina cantilenando che era un buon auspicio. Abbiamo preso confidenza con l’albergo, abbiamo mangiato e poi ci siamo chiesti quanta voglia avevamo di sciare: nessuna. Così siamo stati un po’ a cazzeggiare, a provare la connessione e poi ci siamo fatti notare a vicenda il foglio del pattinaggio appeso in bacheca. Dopotutto, se sappiamo pattinare bene sui pattini normali, cosa cambierà mai, ci siamo detti. Adesso ho un livido grande come un’albicocca sulla gamba per l’unica caduta fatta, tra l’altro al rallentatore. Ieri invece la giornata era semplicemente incredibile (vedi allegato) e abbiamo sciato tutto il giorno. La sera abbiamo trovato un bel ristorante costoso valdostano con camerieri scortesi e cibo pessimo ma una buona bottiglia di vino piemontese. Stamattina, combattendo il malditesta, ho fatto la mia usuale colazione alberghiera (fette biscottate con burro e zucchero: poche calorie, m’han detto) e siamo andati ad affittare io gli scarponi da snowboard e lui quelli da sci e ci siamo invertiti gli strumenti da neve, sul campetto per i bambini. Io alla terza discesa ho potuto dire non solo che odio la tavola, come già dicevo, ma che con la cognizione di averla provata mi piace ancora meno. Sci, per tutta la vita. Lui invece s’è divertito un sacco con gli sci ovviamente. Abbiamo ripreso ognuno il suo posto e abbiamo poi fatto il pomeriggio sulle piste vuote, con qualche centimetro di neve appena caduta e neve in caduta che tagliava i centimetri di pelle che avevo lasciato liberi. Faticoso, malissimo agli occhi (sciare con gli occhiali da vista non è una buona scelta mentre schegge di ghiaccio ti si infilano dovunque) ma nei punti dove non era passato nessuno era semplicemente un paradiso. L’unica nota negativa del rientro sulla pista nera è stato che era, appunto, un rientro. Sigh. Nel frattempo avevo perso 50€ che erano accartocciati in tasca. Al momento di riconsegnare gli scarponi ho chiesto con nessuna speranza se li avevano ritrovati. E sì! Accartocciati per terra, sotto la neve, li hanno asciugati e ci hanno attaccato un post-it; l’euro della fortuna ha funzionato! Ora sono morta; tutti i muscoli doloranti, le ossa delle caviglie che sembrano staccarsi dal corpo, lividi vari per quella stupida tavola da snowboard nonché assonnata perché è buio, le strade innevate ci costringono in albergo e tia sta facendo foto al nulla a letto, sotto le coperte. Sonno, sonno, sonno.

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