autodistruzione

Mia zia mi ha regalato 12 tazzine più una zuccheriera, completamente bianche, come un giorno avevo accennato distrattamente mi sarebbero piaciute. La zuccheriera aveva un bel coperchietto, semplice, in ceramica; lui l’ha urtato accidentalmente con la teglia della pizza rompendolo dopo un solo giorno di vita. Mi dispiace. Non l’ho fatto apposta. Ma certo che no; e cosa posso farti? Metterti in castigo? E’ solo un coperchietto, lo ricompro. Anzi, lo ri-ordino. Stamattina apro il cassetto dei maglioni, poi lo chiudo e … non si chiude. Non capisco. L’acquario sopra al comò pesa e lo ha imbarcato un po’, ma non tanto da non far chiudere il cassetto. Controllo. Alzo una pila di fogli e sono tutti bagnati. Fradici. Le mie buste paga. Le mie raccomandate. Le mie ricevute di assegni. Magari anche il contratto della casa. Sotto, il mobile è stato a contatto con una pila di fogli fradici per due giorni. Non è in legno massiccio: sappiamo tutti l’effetto che fa una spugna bagnata sul bordo di un mobile economico. Ecco. E questo è successo perché ha trafficato l’acquario ma senza nemmeno preoccuparsi di liberare il piano da fogli e altre cose, tanto, è solo un acquario, mica c’è dentro acqua, e tanto, sono solo fogli, sicuramente tutta carta straccia. Io capisco, la distrazione. Sopporto le rotture di bicchieri, lo sputtanamento dei pc perché mi si installa un programma craccato due giorni dopo la sua uscita – e forse forse non è detto che funzioni, sopporto tante cose ma … un po’ d’attenzione, cazzo, almeno ogni tanto, no? Ormai non c’è weekend in cui non rompe qualcosa. Pessimismo e Fastidio. Era meglio se stamattina non lo aprivo, quel cassetto.

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