deviazioni professionali

« Che cosa fai » (chiede Rex – pace all’anima sua – a Bree)
« Riparo una tazza sbeccata. »
« Comprane una nuova. »
« Preferisco aggiustare quello che ho già. »

Ecco l’introduzione. Ed ecco la domanda che oggi mi sono posta (quando non si ha altri con cui parlare diventa paranoicamente indispensabile il dialogo con se stessi): quante delle mie pessimi abitudini, dei miei discutibili modi di fare e di essere, delle mie poco stimabili decisioni considero come deviazioni professionali, e quante lo sono davvero?

Il fatto di essere sempre sul punto di lasciar perdere le cose quando non vanno perfettamente bene. Io sono abituata a buttare via tutto e ricominciare da capo, perché il mio compagno di vita da ormai 15 anni funziona così: non si continua a patchare e pacioccare una cosa che non funziona per farla andare, perché non andrà mai bene, dopo. Deve andare, e basta. Oppure si rifà da capo, che quando si rifanno le cose vengono per forza sempre meglio, dopo. Ma sarà poi vero? La crostata al caffè che la prima volta è stata idolatrata, la seconda volta mi ha invaso metà cucina con una specie di blob al gusto di cioccolato fondente. Quando sento questa pulsante sensazione di buttare via tutto e riniziare, sbaglio? E’ l’istinto, o è deformazione professionale? Ho effettivamente la tendenza a farlo sempre, anche quando non servirebbe affatto, o lo faccio il giusto?
Non so rispondermi.

Ah, e poi faccio controlli incrociati. Su tutto, anche quando faccio la spesa X|

10 commenti

  • milo ha detto:

    be’, ricominciare daccapo quando sai che stai sbagliando qualcosa mi sembra molto sensato e ragionevole – accorgersi in tempo che qualcosa non va è una benedizione. E son d’accordo con te, le pezze in generale son peggio dello strappo
    Mentre le cose che vengono meglio la seconda volta, sono quelle che la prima non sono venute bene… perché ci vuol poco a migliorare qualcosa di negativo; e ci vuole ugualmente poco a peggiorare qualcosa di positivo, perché è difficile, se non impossibile, tener conto di tutte le variabili visibili e invisibili che hanno fatto il successo della prima crostata (e il disastro della seconda)… Um, non so se mi sono capita, alla fine
    (quanto alla deformazione professionale, non ci credo molto: credo piuttosto sia una manifestazione particolare dell’istinto, tipo l’istinto in tuta da lavoro. E i controlli incrociati durante la spesa, li faccio anch’io )

  • IlMale ha detto:

    Sui controlli incrociati quando fai la spesa, è deformazione professionale, senza ombra di dubbio…..
    Sulla antecedente parte del post, bisognerebbe vedere qual’è il delta esistente,che intercorre tra; <<per questa cosa vale la pena provarci>>, e farlo funzionare, e quando e’proprio inutile, poi ci sono altre variabili, ($1 $etc..) volontà, pazienza, etc. etc. Inoltre, tutto cio che ti ritrovi a dover gestire nella vita, che detto con una metafora informatica, quasi sempre, non ha fatto "collaudo"  ed e’ arrivato direttamente in "esercizio" bacato, ormai è lì, mica puoi più rimandarlo indietro.
    Eheheh, purtroppo, ho la deformazione professionale contraria, per lavoro devo far funzionare le cose, per forza, e in modo batch, o almeno visto che nulla funziona da sè,senza doverci lavorare ,prima di arrendermi, devo provarci con qualsiasi mezzo.
     Nel quotidiano, è lo stesso, anche quando sono casi disperati. 
     (Ho bisogno di uno specialista temo)
    Da serio al 100%, come hai scritto è una tendenza quindi, finchè il dubbio ti sovviene, va bene così, combatterai per quello a cui tieni, è quando butterai via, senza portela più quella domanda, che mi preoccuperei fossi in te.

  • castorofotonico ha detto:

    Contolli ripetuti e incrociati? Bisogno di provare, aggiustare, perfezionare? Benvenuta nel fantastico mondo dei nati sotto il segno del Toro.

  • Jules ha detto:

    Non mi sembra poi tanto strana, come cosa. Te lo dico perché anche io tendo a non sprecare risorse su cose che so già non riusciranno bene. Anzi, per evitare di trovarmi nella situazione di abbandonare, in genere nemmeno comincio a fare qualcosa nella quale non ho la certezza di ottenere buoni risultati.
    Purtroppo come non sai risponderti tu, non so risponderti nemmeno io: una persona che stimo molto, una persona a mio avviso molto saggia, mi dice che questo mio modo di fare non ha senso, anche perché spendo ore, giorni, mesi a controllare (come fai tu con la spesa), a valutare, a calcolare, mentre forse cercare di tirare fuori il meglio da ciò che abbiamo (o potenzialmente possiamo fare) genererebbe già di per sé un controvalore in "esperienza". Ma non sono totalmente convinta di questa opinione. Io continuo a fare come ho sempre fatto.

  • wuti ha detto:

    Ricominciare, la maggior parte delle volte. Le cose che si aggiustano possono essere solo materiali, per tutto il resto…non c’è colla che tenga. E scusa il gioco di parole. Anch’io faccio controlli incrociati su alcune cose, il casino è quando comincia a catalogarle in database gerarchici.

  • sakazaki ha detto:

    No wuti, il casino e’ quando cominci ad usare dei fogli excel =P

    Pero’ il pensiero sulle cose materiali m’e’ piaciuto parecchio, m’ha dato da pensare…

  • anija ha detto:

    Tutte cose vere, tutte cose sensate.
    Il problema è: quando si può capire se una cosa non materiale non funziona?
    Più precisamente, in un rapporto di coppia: io alla minima discussione vorrei rifare tutto da capo. Poi mi ricordo che pare sia normale, discutere, fino a un certo punto. Ma il punto, appunto, io lo raggiungo subito; quindi mi sforso razionalmente di non essere avventata e di aspettare. Ma sarà poi giusto?

  • wuti ha detto:

    Non amo "seguire la massa" in generale, però se il 98% della popolazione mondiale non butta tutto all’aria alla prima discussione ci sarà pure un motivo; sei almeno autocritica e ti sforzi, perchè forse hai capito che la tua visione drastica non sempre è giusta.
    Questo non vuol dire che non sia comprensibile. Discutere risolve tante cose, è che purtroppo ci vuole un po’ di abilità anche in quello. Traduzione: se il QI delle due persone che discutono è almeno nella media hai buone possibilità. Se davanti a te hai un cervello ottuso è fiato sprecato. C’è chi nasce col paraocchi.

    Riassunto ancora più sunto: decidi di volta in volta se ne vale la pena.

  • IlMale ha detto:

    Gira e rigira,temo, su qualsiasi cosa, la domanda è sempre quella e la risposta una sola temo e funziona con tutto o quasi, "quanto ne vale la pena?"
    Rapporto di coppia? quello, vale la pena dello sforzo di discutere su qualcosa? Parrebbe di si, per amore stima, per quel che ti pare…. quindi, una parte di te suona una nota diciamo "stonata" in confronto alla tua normale sinfonia, che sarebbe, non procede come dico io? butto tutto e reinizio, se non fosse lui, e/o non ne valesse la pena, agiresti immediatamente e senza una briciola di ripensamento credo.
    Non sono te, quindi prendi con le "molle" quel che sto per scrivere. Ogni volta che qualcosa a nella "sinfonia" del mio sentire profondo o del mio ragionare,stona gli presto molta attenzione perchè mi avverte sempre di quando stò per sbagliare alla grande.
    Son convinto infine ed  è una convinzione tutta mia che tutti, tendiamo a  nasconderci dietro un dito, perche ogni volta che ci poniamo una domanda su noi stessi, la risposta in fondo in fondo, la sappiamo già, solo che 9 volte su 10 preferiamo far finta di non saperla per i motivi più svariati.

  • sakazaki ha detto:

    Secondo me parti da un presupposto opinabile: ovvero che se c’e’ una discussione qualcosa non funziona; non necessariamente cio’ e’ vero.

    Non sono le discussioni (o quanto le si evitano) che fanno da cartina tornasole in certi casi.

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