un percento

Fuori il tempo è grigio, nuvoloso, dovrebbe piovere ma non piove. fa freddo.
è un tempo che non mi fa felice. mi fa pensare. siamo a ottobre.
la
ricorsività perfetta degli eventi è straziante. sono più che certa che
un qualche dio crudele sta giocando, nel tentativo di farmi
completamente impazzire. ottobre, ottobre. poi
verrà novembre. il mese
in cui io brucio le mie messi e dico charyou three. sacrificando cose e
persone a uno scopo del tutto personale.
fantastico.

L’ho scritto un mese fa, questo.
Andavo avanti di un percento in un percento.
L’un percento è quella probabilità che le cose che desideri davvero tanto accadano, e per me l’un percento è sinonimo di accadrà.
Accade sempre cio’ che desidero. Sto scoprendo che non è un dono, non è una fortuna, ma una cosa abbastanza comune. Forse la nostra psiche e l’istinto ci fanno semplicemente desiderare le cose che accadranno, il contrario di quanto sembra invece a noi, a noi sembra che accadano le cose che desideriamo.
Nonostante questo, queste riflessioni, l’un percento è sempre attorniato da novantanove paure. E adesso queste novantanove paure mi sembrano nove miliardi. e quell’uno, lì, si fa sempre più piccolo. Ad ogni gesto sbagliato. Ad ogni parola fuori luogo. Ad ogni discorso che rattrista. Ad ogni ragionamento che spiazza.
E ora mi sembra che il periodo delle messi si avvicini. Anche se settembre è passato, qui sembra davvero che il mondo sia andato avanti e che il tempo si faccia molto più sottile adesso.

3 commenti

  • Diego ha detto:

    mi spiace dirtelo, ma da quanto leggo sarà difficile che la tua delicata anima trovi un uomo in grado di sostenerla. E’ un po’ la condanna di tutti (pochi, in realtà) che "sentono", vivono e provano emozioni e sentimenti forti. La conoscerai di sicuro, ma ogni tanto serve rileggersela. Ulisse di U. Saba

    Nella mia giovinezza
    ho navigato lungo le coste dalmate.

    Isolotti a fior d’onda emergevano, ove raro un uccello sostava intento
    a prede, coperti d’alghe, scivolosi, al sole belli come smeraldi.

    Quando l’alta marea e la notte li annullava, vele sottovento sbandavano
    piu’ al largo, per fuggire l’insidia.

    Oggi il mio regno e’ quella terra di nessuno.

    Il porto accende ad altri i suoi lumi; me al largo sospinge ancora il
    non domato spirito, e della vita il doloroso amore.

  • Gianni B. ha detto:

    Veramente un bel post questo, Angy !

    Evochi delle ascendenze junghiane nel concetto, che tu così bene elabori, sul paradosso dell’inversione degli accadimenti effettuali, rispetto alle cose che il nostro spirito desidera.

    Anch’io credo come te, che forse questa possa essere la realtà delle cose che viviamo.

    Quanto poi alle "novantanove paure", esse non diventeranno nè nove miliardi e neppure "cento", credi a me, finchè tu conserverai l’intelligenza per scrivere così bene.

    Eh, avevi fatto proprio un grosso errore a privare molti della possibilità di leggerti, privatizzando il tuo blog.Per fortuna che c’hai ripensato presto.

    Questa è la Angy che mi affascina e che amo continuare a leggere e bello trovo anche l’intervento di Diego e, naturalmente, la citazione di Saba.

    A presto e stai bene cara amica virtuale.

    Gianni B.

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